Primavera stagione di sondaggi. Tra i più recenti quello condotto da IPSOS-Osservatorio farmaci e salute del Movimento Consumatori. Tre le aree focalizzate: il rapporto generale con il farmaco, la consoscenza specifica dei generici e quella degli integratori alimentari.
Per quanto riguarda il primo tema, sembra rispetto ala passato che i livelli di conoscenza siano aumentati. Per esempio, l'82% del campione controlla la scadenza dei farmaci che ha in casa, magari solo prima di assumerli, ma lo fa. Anche la lettura del foglietto illustrativo non è più un optional: il 48% li legge e li ritiene utili e comprensibili, un altro 39% li legge pur criticandone il linguaggio. Compliance e adherence sono più che buoni, l'95% dichiara di seguire sempre l'indicazione del medico o del farmacista per gli OTC.
Alla domanda su che cosa siano i farmaci generici sa rispondere correttamente oltre il 70% degli italiani, mentre uno su quattro confonde i confonde con i prodotti di automedicazione, senza obbligo di ricetta. L'8% crede inoltre che si tratti dei farmaci consigliati dal farmacista dopo che il paziente spiega i suoi sintomi, mentre il 6% è convinto siano quelli che si possano acquistare anche fuori dalle farmacie, nei supermercati o autogrill. Clamorosa poi la definizione di 'generico' data dall'1% degli italiani: sono rimedi a base di erbe, omeopatici o di medicina alternativa. Secondo Antonio Addis, dirigente Ufficio informazione sui farmaci dell'AIFA. ""Stiamo attraversando una fase in cui l'informazione relativa ai farmaci equivalenti deve riguardare la qualità di questi farmaci. Il sondaggio ha dimostrato che ampi strati della popolazione definiscono correttamente il significato di farmaco generico tuttavia occorre, adesso, convincere il consumatore circa l'efficacia e la qualità: non si tratta in alcun modo di farmaci di serie B"".
Molto meno corrette le conoscenze in fatto di integratori alimentari. Per il 47% degli italiani sono complessi multivitaminici, per il 43% sali minerali e per il 29% prodotti per chi fa sport; il 6% degli intervistati, infine, non ha saputo dare nemmeno una definizione sommaria di integratore alimentare. Solo il 28% sa che si tratta invece di medicinali da assumere se si hanno carenze di alcuni elementi nutrizionali, come ferro o potassio. Una percentuale che non stupisce, se si considera che oltre il 60% dichiara di non averne mai fatto uso fatto uso; gli utilizzatori, comunque, sono in maggioranza donne, residenti nel Nord Italia e persone che appartengono alle fasce più istruite della popolazione. In Italia esistono attualmente 30 mila diversi integratori alimentari, ""che il ministero della Salute - ha spiegato Roberto Copparoni, dirigente medico dell'ufficio Dietetica e nutrizione del dicastero - raccoglie in un apposito registro, dopo aver assegnato un codice a ogni singolo prodotto"". ""Si potrebbe pensare - ha suggerito Rossella Miracapillo, responsabile dell'Osservatorio farmaci&salute di Movimento consumatori - a un 'marchio' da apporre su tutte le confezioni come avviene per i farmaci di automedicazione. Questo renderebbe riconoscibile l'integratore e aiuterebbe i consumatori a fare scelte consapevoli"". Un'idea che potrebbe anche essere un'occasione di marketing etico.
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