E' possibile che siano i vaccini a rimpinguare le pipeline delle grandi case farmaceutiche. Non è solo possibile, ma anche probabile, almeno a giudicare dai movimenti del mercato. Di fronte a case come GSK e Sanofi Pasteur MSD, per citarne soltanto due, che da sempre o quasi hanno un ruolo in questo settore, va segnalato il caso di Novartis, che ha acquisito Chiron. E oggi il caso di Pfizer, che però ha scelto una strada leggermente diversa da quella del rivale svizzero, come ha spiegato Alex Chana, licensing director della casa, durante la conferenza BioTrinity che il prestigioso college di Oxford dedica alle biotecnologie. Anziché puntare ad aggiungersi ai maggiori attori presenti sul mercato, puntando a fare concorrenza sui prodotti già presenti, Pfizer ha acquisito una piccola compagnia biotech, la PowderMed, ""allo scopo di disporre di una tecnologia innovativa applicabile anche ad altre aree terapeutiche"" ha detto Chana. L'atout di PowderMed sono i vaccini a DNA. Questi vaccini consistono in sequenze di DNA capaci di esprimere l'antigene che provoca la risposta immunitaria ma, ovviamente, non la malattia.

Peculiare della casa è anche il sistema di somministrazione, senza ago, che impiega un getto di aria compressa per veicolare particelle finissime attraverso la cute nell'epidermide, dove entrano in contatto con le cellule del sistema immune. Una piattaforma tecnologica che presenta diversi vantaggi, a cominciare dal piano produttivo: infatti non si richiede la coltivazione nell'uovo di gallina, tecnica impiegata da oltre 50 anni, che richiede fino a 9 mesi, quindi è possibile produrre il vaccino rapidamente e in grandi quantità, superando per questo aspetto anche la tecnologia cellulare. Inoltre, sullo stesso frammento di DNA può essere programmata la codifica di più antigeni contemporaneamente e quindi rendere sempre più facile l'immunizzazione contro diverse malattie .
Al di là delle qualità della tecnologia di PowderMed, che oltretutto consente l'autosomministrazione, c'è la constatazione che il settore dei vaccini non è più stagnante come appariva un tempo. Da una parte c'è la spinta dei sistemi sanitari a investire per quanto possibile in prevenzione primaria, e il vaccino è la prevenzione primaria per eccellenza, dall'altra non si può trascurare l'effetto che ha avuto il successo del vaccino quadrivalente contro l'HPV, il primo capace di prevenire un tumore. Ma accanto a questa ""star dei vaccini, non si deve dimenticare il successo dell'antipneumococcico della Wyeth (Prevnar).

Insomma, dopo anni in cui non si avevano novità di rilievo, il settore comincia ad animarsi. E a rendere: dai 4,5 miliardi di euro del 2001 ai 7,5 del 2005. Per ora Pfizer ha deciso di concentrarsi sul vaccino sull'influenza aviaria, per il quale questa tecnologia, che permette di passare rapidamente dall'identificazione dello stipite virale colpevole alla produzione di massa , avrebbe senz'altro le carte in regola, considerate anche gli attuali limiti della capacità produttiva.
Che questo settore sia diventato strategico lo prova il fatto che Pfizer abbia deciso di comprare, piuttosto che di stipulare accordi di licenza. In questo modo si è garantita il controllo di tutto il programma, e l'accesso esclusivo alla tecnologia. Inoltre, a differenza di quanto avviene con le fusioni classiche, qui non c'erano aree sovrapponibili tra le due aziende, quindi le code tipiche delle fusioni (ristrutturazione, ridefinizione di programmi) non sono all'ordine del giorno.

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