Che cosa si sta delocalizzando? Un rapporto della McKinsey & Company, pubblicato nel 2006, non mostrava troppe incertezze nell'indicare la ricerca e sviluppo come il settore più esposto all'outsourcing. Non un'esternalizzazione standard, ma un vero e proprio esodo dall'Occidente industrializzato, verso i paesi capaci di offrire, oggi, competenze a costi più bassi. I modelli economici a supporto non mancano. Se il 35% dei costi dell'industria sono rappresentati dai dipendenti, l'analista Stewart Atkins ha calcolato che un'azienda come AstraZeneca potrebbe risparmiare 1,1 miliardi di dollari se il 70% del personale addetto alla produzione, il 30% di quello impegnato in ricerca e sviluppo e il 20% di quello amministrativo fossero reclutati in India o nella Repubblica Popolare Cinese.

In questo ordine di considerazioni, almeno in parte,  AstraZeneca si è collocata, scegliendo di realizzare un laboratorio dedicato alla ricerca di processo e allo sviluppo (Process research and development, PR&D) a Bangalore (India), nei pressi del suo centro di ricerca sulla tubercolosi. Un settore importante, soprattutto se si prevede l'arrivo di un buon numero di nuove molecole, per le quali bisognerà creare il percosrso dal laboratorio alla produzione di massa, un processo che abbraccia la chimica analitica, l'engineering, il project management e, aspetto sempre più critico, la Good Manufacturing Practice Quality Assurance. Come ha dichiarato Sudhir Nambiar, direttore PR&D di  AstraZeneca India, ""questa è una sfida coinvolgente per i chimici indiani che già hanno mostrato le loro capacità nel settore dei generici"", una sfida per la quale verranno reclutati altri ricercatori, sia direttamente dalle università, sia da altre industrie, nazionali e no.   Il tutto è valso un investimento 11.3 milioni di euro. Situata a Hebbal Campus, la nuova struttura di 8000 mq e può ospitare 75 ricercatori specializzati nei processi così come  il personale di supporto.

Il complesso di Bangalore, dunque, rinforzerà le attività di ricerca nel campo della tubercolosi e, contemporaneamente il network di PR&D della casa britannica, che conta già una struttura in Gran Bretagna e una in Svezia. A queste dovrebbe poi aggiungersi una terza unità europea, localizzata presso la sede di Macclesfiel, che è previsto divenga operativa a metà del 2009. Questo progetto è in parte in contrasto con l'annuncio che a Macclesfield la produzione sarà tagliata per 700 unità, ma gli analisti ritengono logico che l'azienda razionalizzi la catena produttiva, per renderla più efficiente, aumentando nel contempo gli investimenti nella ricerca. Di fatto, ricordano, in tempi recenti la pipe-line di AstraZeneca è stata ridimensionata dall'esito negativo di alcune molecole giunte alle ultime fasi di sviluppo e la casa è corsa ai ripari con investimenti diretti, accordi e acquisizioni.  Tuttavia il portavoce della multinazionale, Steve Brown è andato al di là dell'aspetto economico dell'investimento a Bangalore. Le scelte in fatto di strutture di ricerca di AstraZeneca, ha detto, vengono fatte in termini anche di eccellenza e valore scientifico e oggi ""essere in india significa essere in punto dinamico"".

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