La scorsa settimana i paesi dell'Unione Europea hanno ratificato la terza revisione del Pharma-GATT (general agreement on trades and tariffs), l'accordo sul libero scambio che governa, o dovrebbe governare, i rapporti tra chi importa e d esposta a livello planetario. Il nuovo regolamento cancellerà i dazi precedentemente applicati a un gran numero di farmaci di introduzione relativamente recente, e sulle sostanze chimiche impiegate per la produzione degli stessi. Non si tratta di una novità in senso assoluto, perché molti principi attivi e sostanze chimiche beneficiano già dell'esenzione ai sensi del Pharma-GATT edizione 1994, ma viste le molte innovazioni che sono state introdotte da quell'epoca, obiettivamente la situazione era spesso penalizzante per le aziende europee che dipendevano dall'importazione di materie prime. Ora, agli oltre 7300 prodotti già considerati come duty free si ne aggiungono 1290; inoltre, la lista ora include un maggior numero di prefissi e suffissi normalmente impiegati per designare le materie prime farmaceutiche in modo da ridurre le incertezze sulle quali si innestavano gli inevitabili rallentamenti burocratici.
La decisione dell' Unione europea dovrebbe garantire alle aziende del settore una minore spesa per circa 230 milioni di euro nel 2007. Un cifra non enorme, le importazione europee nel settore hanno totalizzato 130 miliardi di euro nel 2003, ma nemmeno trascurabile. Cifra che forse potrebbe aumentare nel momento in cui l'accordo fosse sottoscritto anche dal Giappone, come pare probabile a breve termine.
Se non altro, la riduzione dei dazi potrà compensare le maggiori spese previste a causa di un'altra normativa comunitaria, entrata in vigore il 1° gennaio 2007. Si tratta della certificazione di sicurezza che ora viene richiesta a tutte le aziende che anno attività di importazione ed esportazione, pena un aumento dei tempi per il passaggio delle frontiere da parte delle merci e, di conseguenza, un aggravio dei costi.
Finalizzata a contrastare tanto il terrorismo quanto contrabbando e contraffazione, la legge prevede che l'impresa fornisca preventivamente alle autorità doganali una serie di informazioni sulle merci da importare o esportare dall'Unione. Soltanto gli ""operatori affidabili"" potranno ottenere il certificate di sicurezza che comporta procedure accelerate. Gli effetti sulle aziende sono ancora da verificare: secondo una stima della realtà britannica, condotta da Ernst & Young, le aziende interessate sarebbero 130000. Considerando il costo del lavoro e i costi amministrativi, ottenere il certificato costerà a queste aziende oltre 20 milioni di sterline, senza considerare che i tempi, soprattutto per le aziende più grandi, si prevedono lunghi (fino a 18 mesi). Di qui una prima implementazione a livello sperimentale (gennaio-luglio) e una definitiva stesura dei criteri di accesso al certificato a giugno. C'è però, per le aziende farmcecutiche, un elemento molto positivo: rendere più stringenti i controlli dovrebbe servire a ostacolare il fiorente mercato dei farmaci contraffatti.
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