Negli Stati Uniti i conti si fanno sul serio e così agli inizi di ottobre, l’Accreditation Council for Continuing Medical Education ha comunicato i dati relativi all’attività dei provider ECM accreditati nell’anno 2005. Tanto per rendere le dimensioni dell’attività, nell’anno sono stati tenuti 30664 corsi (didattica frontale standard) e più di 9000 conferenze, per un totale di poco meno di 3.400.000 medici partecipanti, cui vanno aggiunti più di 1.700.000 partecipanti non medici. E si parla soltanto degli eventi direttamente organizzati e costruiti sul piano dei contenuti dal provider accreditato, ai quali si affiancano gli eventi a sponsorship congiunta, cioè quelli alla cui organizzazione partecipano anche enti diversi dai provider. Inoltre, si sta parlando soltanto degli eventi tradizionali, cui vanno aggiunte le attività che si svolgono attraverso Internet, con diverse modalità: interattivi in tempo reale, interattivi enduring, cioè fruibili in qualsiasi momento da parte del medico (qualcosa di simile ai sistemi di e-detailing). Infine, vanno considerate le azioni basate sulla stampa. Insomma, un vortice di attività, che ha raccolto 1,12 miliardi di dollari di grant, più 236 milioni di dollari tra raccolta pubblicitaria e spese per stand e punti dimostrativi; un fiume di denaro che ha consentito ai provider accreditati, 2,25 milioni di dollari di income. Il ruolo delle industrie farmaceutiche è stato preponderante: il 60% del totale, ovvero il 49,6% se non si considerano le spese per l’advertising e i costi delle mostre.
Uno scenario positivo, considerando il dato isolato, meno se si guarda alla tendenza. Infatti se dal 1999 al 2003 l’aumento del fatturato, e del supporto della aziende, è cresciuto in media del 22%; negli ultimi due anni, invece, la crescita è stata dell’8%. Però il dato generale va disaggregato: infatti i provider commerciali hanno visto crescere gli investimenti della aziende da 704 milioni di dollari (anno 2004) a 739 milioni (anno 2005). La sovvenzione delle attività formative promosse dalle Società scientifiche è rimasto stabile (circa 168 milioni), mentre le attività delle facoltà di medicina hanno perso finanziamenti per 10 milioni di dollari, passando da 249 a 239 milioni, sempre tra il 2004 e il 2005. La tendenza ammette molte spiegazioni. La prima è la reazione alla forte corrente di opinione creatasi tra i medici americani, che chiede alle istituzioni universitarie di interrompere questo generi di rapporti faccia a faccia, nei quali l’industria finanzia le iniziative di questo o quel cattedratico (o gruppo), proponendo al suo posto la possibilità di contribuire a un fondo unico, che erogherebbe poi i contributi in funzione di criteri condivisi. Un’altra possibile spiegazione è il ritorno ad altre forme di promozione del brand, a cominciare dai famosi pasti gratis. John Mack, editor di PharmaMarketingNews, ha stimato nel suo blog che nel 2005, per questo particolare sistema di promozione siano stati spesi 1,65 miliardi di dollari, cioè 500 milioni in più rispetto alla spesa per la formazione.
C’è anche un’altra possibilità, ovvero che le istituzioni accademiche siano ancora legate a modalità intrinsecamente costose, come gli eventi residenziali, per motivi organizzativi e culturali, mentre i provider privati siano un po’ più pronti a recepire anche la necessità di una formazione più mirata a singoli target che, ovviamente, risulta molto più semplice con i sistemi web-based. D’altra parte, se si guarda alle diverse tipologie di evento formativo, i materiali Internet fruibili a piacere allestiti esclusivamente dai provider sono in rapporto di uno a 3 rispetto agli eventi residenziali, mentre quando vi è una sponsorizzazione congiunta, la proporzione sale a poco meno di 1 a 2. Qualcosa vorrà pur dire.
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