Nella ricerca di nuovi target farmacologici, ma anche di nuove molecole, il tessuto adiposo sta riscuotendo l’interesse crescente dei ricercatori. Si tratta, del resto, di un territorio ancora inesplorato, nel quale non è azzardato individuare una delle possibili fonti di innovazione, e profitto, dei prossimi venti anni. Anche perché su di esso covergono alcune patologie metaboliche, obesità e diabete in primo luogo, epidemiologicamente rilevanti e destinate a esserlo sempre di più.
Nonostante il tessuto adiposo stesso e i lipidi e le proteine da esso derivanti possano offrire non poche vie terapeutiche, infatti, solo una piccola parte dei farmaci in commercio hanno come target il tessuto adiposo, eppure gli adipociti sono coinvolti in numerosi processi la cui interazione deve essere finemente regolata per mantenere l’omeostasi energetica corporea. In particolare, gli adipociti e le cellule stromali circostanti producono e secernono una varietà di citochine (adipochine) che fungono da sensori dello stato metabolico corporeo, la loro regolazione può quindi essere sfruttata per ottenere effetti terapeutici. La prima classe di farmaci che hanno come target gli adipociti è rappresentata dai tiazolidindioni (TZD). Infatti rosiglitazone e pioglitazone vengono utilizzati per migliorare la sensibilità all’insulina in pazienti con diabete di tipo 2. I TZD sono potenti induttori dell’adipogenesi e fungono da regolatori di numerose proteine derivate dagli adipociti. Inoltre sono dei legandi selettivi per il fattore di trascrizione PPARg che rappresenta il principale promotore della differenziazione degli adipociti. Il risultato porta a un aumento di peso, ma anche una diminuzione dei grassi nel fegato, un incremento della clearance lipidica e un aumento della sensibilità all’insulina. Inoltre pare che i TZD abbiano anche un effetto antinfiammatorio in quanto intervengono nello sviluppo dell’infiammazione a livello del tessuto adiposo mediante meccanismi non ancora identificati.
Restando in area metabolica, un’altra ricerca che sta già offrendo i primi frutti è quella sulla leptina, già utilizzata per il trattamento di pazienti con deficienza cronica della sostanza, e quindi sovrappeso e obesi, mentre un’altra linea di ricerca mira a stabilire una via per impiegare l’adiponectina per incrementare la sensibilità all’insulina.
Le vie sono tante
Un’altra possibile via terapeutica coinvolge la vascolarizzazione del tessuto adiposo. L’utilizzo di inibitori selettivi dell’angiogenesi dei vasi sanguigni che portano i nutrienti al tessuto adiposo rappresenta infatti una delle vie più promettenti per la nascita di nuove classi di farmaci utili per la riduzione del peso corporeo. Gli adipociti hanno un turnover molto lento e uno dei motivi è loro l’elevata resistenza nei confronti dell’apoptosi (morte cellulare). L’induzione mirata e moderata dell’apoptosi degli adipociti potrebbe quindi rappresentare un valido approccio per ridurre il numero di cellule adipose. Questa rimane comunque una via ancora da esplorare in quanto sono necessari ulteriori studi per capire a fondo il meccanismo di morte cellulare degli adipociti Altre possibili vie farmacologiche di intervento potrebbero sfruttare il coinvolgimento degli adipociti nel metabolismo lipidico e dei glucocorticoidi per la riduzione della massa grassa e l’incremento della sensibilità all’insulina. Inoltre l’elevato numero di possibili target molecolari con un considerevole impatto fisiologico continuano a fare degli adipociti un primario oggetto di ricerca.
Fonte
Andrea R.Nawrocki and Philipp E.Scherer. The adipocyte as a drug discovery target. Drug dicovery today, 15 settembre 2005
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