Sulla proposta dell'Antitrust che i medici prescrivano il principio attivo e non il nome del farmaco di fascia C, il ministro della Salute Francesco Storace non è d’accordo. ''Non credo che sia fattibile in questo decreto e vorrei in merito un pò di concertazione'. Il probema - ha aggiunto - e' capire come questa pratica modificherebbe la vita del medico''. Sulla possibilita' di correggere il decreto legge sulla riduzione del prezzo dei medicinali di fascia C attraverso emendamenti in corso di conversione del provvedimento in Parlamento, Storace ha detto solo: ''rispondo con il decreto che ho proposto''.
I medici di famiglia non accettano sostituzioni
""Non possiamo accettare di ricevere imposizioni che ci impediscano di curare al meglio i nostri pazienti."" Mario Falconi, segretario nazionale della Fimmg, il maggior sindacato dei medici di famiglia, risponde cosi' alla proposta del presidente dell'Antitrust, Antonio Catricalà, di obbligare i camici bianchi a indicare nelle ricette solo il principio attivo e non il nome commerciale del farmaco. ''Questo dimostra - afferma Falconi - che si osservano le cose solo da un punto di vista, che non è quello del cittadino. Noi medici di famiglia - spiega - saremmo ben felici di poter prescrivere solo il principio attivo perché così, forse, qualcuno potrebbe finalmente cominciare a giudicarci dalla qualità del nostro lavoro e dai risultati che otteniamo, invece che dalla mera quantità dei farmaci che prescriviamo"". Per Falconi, pero', non si puo' ''permettere una sostituibilità senza 'paletti' e reiterata. Se io prescrivo un farmaco, non posso accettare che il farmacista lo sostituisca con un generico, domani con un altro e dopodomani con un altro ancora di una marca diversa, a seconda della disponibilità della farmacia in quel momento o della convenienza del farmacista. E questo sia perché potrebbe avere ripercussioni negative sulla terapia, sia per un effetto moltiplicatore sui problemi medico legali, sia in ragione della diversa 'qualità percepita' del farmaco da parte del medico e del malato. Evidentemente il presidente dell'Antitrust non conosce bene la nostra professione e nemmeno i nostri assistiti - sostiene Falconi - Dall'Antitrust mi sarei piuttosto aspettato che si pronunciasse sui canali di distribuzione dei farmaci nel nostro Paese, magari proponendo la revisione dei criteri per l'apertura di nuove farmacie private e soprattutto il potenziamento di quelle pubbliche''. Invece, ''questa proposta non fa altro che spostare dai medici ai farmacisti la responsabilità di decidere quale medicinale dare al paziente, con rischi non calcolabili per la salute e vantaggi economici tutti da dimostrare''.
Anche Farmindustria difende il Brand
''Il marchio rappresenta per le imprese un bene frutto della ricerca, e per i consumatori un elemento di riconoscimento del prodotto, di fiducia verso l'azienda e, non ultimo, una garanzia di qualita'''. Cosi' Federico Nazzari, presidente di Farmindustria, difende i medicinali di marca, 'bocciando' la proposta del presidente dell'Antitrust, Antonio Catricala', sull'obbligo per i medici di prescrivere i farmaci di classe C (quelli a totale carico dei cittadini) solo con il nome del principio attivo. In un intervento a sua firma, sulle pagine del 'Sole 24 ore', Nazzari spiega che ''la 'griffe' rappresenta un valore non solo per i pazienti ma anche per le imprese. Il processo di ricerca di un nuovo farmaco e' lungo (non meno di 12 anni) - spiega - costoso (fino a 800 milioni di euro), irto di difficiolta' ed incertezze (una molecola ogni 10 mila in fase di ricerca potra' diventare un medicinale), ma alla fine genera un prodotto con altissimo valore aggiunto, in termini di salute per l'individio e benessere per la societa'. I costi di queste attivita' - prosegue il 'numero uno' di Farmindustria - sono sotenuti in massima parte dalle aziende, che si autofinanziano per il 90%, assumendo su di se' tutti i rischi di impresa. E' pertanto evidente che alla fine di un cammino cosi' difficile l'impegno delle industrie debba essere premiato con ritorni economici''. Dunque gli industriali dicono 'si grazie' al marchio, da ''salvaguardare - ribadisce Nazzari - non solo perche' e' un diritto di proprieta' industriale in se', ma anche perche' va lasciata la facolta' al medico di prescriverlo, quando ritiene che rappresenti una maggiore garanzia di qualita' per il paziente''.
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