Le Regioni hanno approvato la proposta del documento sulla governance della farmaceutica, passando ora la parola al governo. «Ci stiamo attrezzando per riprendere il confronto con il governo sulla farmaceutica. Era stato istituito alcuni mesi fa un tavolo per la definizione del payback: abbiamo ritenuto di richiedere questo confronto al Governo per concludere il contenzioso e per puntare alla governance per il futuro.
Ci poniamo un problema di contenimento della spesa farmaceutica che sta crescendo molto e di introdurre anche in questo settore i criteri della concorrenza», ha spiegato il coordinatore degli assessori regionali alla Sanità e assessore in Piemonte, Antonio Saitta, al termine della riunione dei presidente delle Regioni. Nella introduzione del documento si evidenziava che per riportare la spesa farmaceutica entro i limiti di compatibilità dell'attuale finanziamento del Fsn, «oltre alla tempestiva risoluzione del contenzioso che vede le regioni per il triennio 2013-2015 creditrici nei confronti della filiera del farmaco di oltre 1,6 mld, che, nel periodo potrebbero essere state utilmente destinate alla erogazione delle prestazioni assistenziali ai cittadini» occorreva ridefinire nuovi tetti di spesa ed «adottare misure strutturali, tali da liberare risorse per far fronte ai nuovi bisogni assistenziali in campo farmaceutico».
Molti i punti su cui le regioni sembrano non convergere con quello che vorrebbero, invece, Palazzo Chigi, il ministro della Salute e l'Aifa. La rivoluzione della governance farmaceutica ruota, infatti, attorno ad alcuni input fondamentali: il tetto per la convenzionata in farmacia al 7,50% con pay back al 50% per la filiera e un altro tetto al 7,35% per tutti i farmaci acquistati fuori farmacia a prezzo ex factory con ripiani fifty-fifty industrie-Regioni; prezzi legati ai volumi di vendita, ai pazienti trattati e alle estensioni delle indicazioni. «Uno dei punti più qualificanti della proposta delle Regioni - aggiunge poi Saitta - è quello della concorrenza che deve riguardare i farmaci equivalenti e i biosimilari. Bisogna poi rivedere alcune modalità adottate finora: alcuni farmaci sono stati introdotti ad un determinato prezzo quando servivano ad una nicchia di pazienti, ora serve per diverse patologie o malattie croniche e il prezzo va modificato. Deve esserci insomma - conclude il coordinatore degli assessori regionali alla Sanità -una relazione tra prezzo e volume: non può essere lo stesso prezzo se si aumenta la quantità di farmaci che vengono utilizzati».
Il testo approvato dalle regioni, introdurrebbe poi anche nuovi criteri per definire l'innovatività dei medicinali e il pagamento alle aziende legato al risultato (payment by result) per i farmaci ad alto costo e a rilevante impatto sociale. Riduzione automatica dei listini dei farmaci a brevetto scaduto e allineamento dei prezzi dei farmaci «sovrapponibili». Sostituibilità automatica dei biosimilari con gli originator biotecnologici in base alle linee guida sulle equivalenze terapeutiche, ma anche uno sconto del 10-20% alle industrie sul pay back da 1,75 mld per il rosso dell'ospedaliera nel 2013-2015 rimasto impigliato nelle sentenze dei giudici amministrativi.
Fonte: Farmacista33
Autore: Rossella Gemma
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