In tema di liberalizzazioni non è possibile esportare modelli presenti in altri paesi mentre ogni modello va adattato al contesto locale, ma la pianta organica va difesa, come pure occorre evitare che la ricetta medica vada nella Gdo. E se, in questa prima fase, i grandi gruppi, che puntano a grandi numeri, sembrano essere poco interessati a investire in Italia, il farmacista è chiamato a evolvere, a farsi più imprenditore e più centro di salute per il paziente. Sono questi alcuni dei concetti lanciati da Ornella Barra, (foto) vice presidente esecutivo di Walgreens Boots Alliance, dal palco di Farmacista Più. In tema di liberalizzazioni «non c'è un modello giusto perché ogni modello deve essere adattato al contesto locale e deve tenere conto di quello che in quel sistema funzione bene». E, per quanto riguarda l'Italia, «bisogna oltre tutto vedere se i grandi gruppi sono interessati a investire qui. I grandi gruppi puntano a numeri elevati, 1000-2000-3000 farmacie, mentre al momento la realtà italiana è frammentata». Così un possibile scenario può essere piuttosto che «qualcuno all'interno dell'Italia crei una rete locale» che poi a quel punto «può attirare l'interesse dei grandi gruppi». In generale, «credo che liberalizzazione significhi affermare la libertà di scelta: con il Ddl ogni farmacista è libero di scegliere se tutelare la sua farmacia, allargarsi ad altre farmacie o entrare a far parte di una rete più grande». Quello che è certo è che per la tutela del sistema e dei valori del nostro Ssn «la pianta organica va difesa: aperture selvagge di farmacie sono contrarie alla libertà e all'indipendenza ma anche alla sostenibilità di farmacie e farmacisti». E in questa direzione «il nemico, anche per quanto ci riguarda, è la Gdo: la ricetta medica non deve entrare nella realtà dei supermercati, realtà che spingono verso il consumo e dove non c'è la visione e la tutela del farmaco come un bene di salute». Il farmacista è il «fulcro del sistema e questo è vero in tutti i paesi in cui ci sono state liberalizzazioni ma è anche vero che il farmacista deve cambiare, deve diventare sempre più imprenditore della farmacia che vuole proteggere e questo significa anche confrontarsi con la tecnologia, in particolare se si vuole diventare dispensatori di servizi, e diventare sempre più centro di salute e riferimento per il paziente». E in questo «bisogna avere umiltà e voglia di cambiare». E dalla tavola rotonda è partito anche un appello per fare sistema: «l'isolamento delle componenti della filiera non è più possibile. In Italia c'è un individualismo che non aiuta».

 

Fonte: Farmacista33 a cura di Simona Zazzetta

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