Se fossero confermate le voci sull'introduzione nella legge di Stabilità di nuovi tagli lineari alla spesa farmaceutica convenzionata richiesti dalle Regioni, ci sarebbero pesanti conseguenze negative sui livelli di assistenza garantiti ai cittadini e sui livelli occupazionali del settore. È questa la denuncia sollevata da Federfarma in seguito alle ipotesi di tagli alla farmaceutica con la manovra 2015, in una nota in cui si sottolinea che «le farmacie hanno finora garantito un servizio di qualità nonostante i ripetuti interventi di contenimento della spesa farmaceutica convenzionata». Secondo il presidente, Annarosa Racca, con nuovi tagli «il servizio e l'occupazione in farmacia non saranno più garantiti». E ha aggiunto: «È intollerabile e incomprensibile che la parte pubblica non riesca a intervenire sulle voci di spesa in cui si annidano gli sprechi e le inefficienze e continui a insistere su tagli sulla farmaceutica convenzionata, la spesa più trasparente e controllata, che da anni è in calo e rispetta il tetto stabilito dalla legge». Secondo Racca la spending review è «finita nel cassetto e si continua a ricorrere alla vecchia logica di tagliare dove è più facile, dimenticando che la spesa farmaceutica convenzionata rappresenta poco più del 10% del Fondo sanitario nazionale e che, a differenza di altre voci di spesa, è totalmente trasparente e priva di sprechi». E ha concluso auspicando che «le Regioni sappiano individuare dove intervenire senza penalizzare i cittadini e colpendo sprechi e inefficienze e che il Governo e il Ministro Lorenzin, che hanno sempre sostenuto la necessità di non apportare ulteriori tagli alla farmaceutica, intervengano per scongiurare tagli che porterebbero alla chiusura di molte farmacie, primo presidio sanitario sul territorio, con gravi conseguenze per la salute dei cittadini». Ma il sindacato non è l'unica voce della filiera contraria ai tagli, anche da Farmindustria nei giorni scorsi si è levato un no ai tagli: il presidente Massimo Scaccabarozzi si è infatti detto stupito dall'ipotesi di altri interventi di cui «non ci sarebbe alcuna necessità» e ha aggiunto: «Trattarci ancora come un bancomat farebbe soltanto un danno al Paese, altro che crescita».
Fonte: Farmacista33 a cura di Simona Zazzetta
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