Nel prossimo quinquennio di lavori della Commissione europea, l'Agenzia europea dei medicinali (Ema) svolgerà le proprie attività relazionandosi al Direttorato per l'industria, il mercato e le imprese e non più con quello che si occupa di salute. Lo spostamento è stato annunciato il 10 settembre dal presidente eletto della Commissione, Jean-Claude Juncker, durante la presentazione della sua nuova squadra che vede come commissario europeo per la Salute e la sicurezza alimentare Vytenis Andriukaitis medico e già ministro della Salute nel suo Paese, la Lituania. Lo spostamento ha interessato da una parte il Direttorato generale per la salute e i consumatori (Sanco) dove finora l'Ema aveva trovato la propria collocazione istituzionale, accanto all'Efsa che si occupa di sicurezza alimentare e Ecdpc che si occupa di prevenzione e controllo delle patologie. Dall'altra il Direttorato per l'industria, il mercato e le imprese che da ora sarà responsabile anche per le relazioni con l'Ema e con l'Agenzia europea per le sostanze chimiche (European chemical agency). «Si è tornati al passato facendo un passo indietro molto grave per la salute dei pazienti, una scelta che non depone certo in favore dell'auspicato cambiamento dell'Ema verso una maggiore trasparenza» commenta Silvio Garattini farmacologo e direttore dell'Istituto Mario Negri di Milano che si era già occupato di questi spostamento quando, prima del 2010, l'Ema era sotto il Dg Industrie e imprese. «Avevo protestato duramente allora proprio per far sì che l'attività di un ente come l'Ema, così importante per l'approvazione di nuovi farmaci, passasse sotto la Dg Salute e Consumatori. L'attuale decisione» prosegue «implica che i farmaci vengano considerati come un bene di consumo, e non come un bene per la salute. C'è un evidente conflitto di interessi tra un ente che ha come priorità la salute del paziente e la direzione delle industrie che ha altri interessi. Auspico che ci sia il buon senso di tornare indietro su questa decisione perché rappresenta un cambio di indirizzo della politica del farmaco in Europa che rischia di danneggiare i malati».
regionali; aiutare le imprese a utilizzare i Fondi europei per produzione e R&S; individuare sistemi premiali per i prodotti che contribuiscono agli investimenti; rendere più veloci le ispezioni ai siti produttivi», ma anche «rivedere il Titolo V della Costituzione, per riportare "al centro" - e quindi al Ministero della Salute e all'Agenzia italiana del farmaco (AIFA) - la politica farmaceutica».

Fonte: Farmacista33 a cura di Simona Zazzetta

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