Omeoimprese denuncia il ritardo da parte del ministero della Salute, che ancora non ha affrontato la questione dell'onerosa registrazione dei medicinali omeopatici (vedi Farmacista33 del 18 giugno). «Questi fattori di incertezza» ha detto Giovanni Gorga, consigliere del direttivo dell'associazione «pongono in grande difficoltà le imprese italiane e inducono le aziende europee a chiudere le unità produttive nel nostro Paese e a limitare fortemente la disponibilità dei loro prodotti. E naturalmente in questo clima di incertezza le aziende non possono fare piani di sviluppo che potrebbero incrementare gli occupati».  Ma una certa apertura verso una soluzione la segnala la Siomi (Società italiana di omeopatia e medicina integrata) che la scorsa settimana ha avuto un incontro con rappresentanti del ministero della Salute. «Roberto Scrivo, capo della segreteria tecnica del Ministero» ha detto il presidente Siomi, Simonetta Bernardini, «ha incontrato Francesco Macrì, vicepresidente Siomi e segretario nazionale Fism (Federazione delle società medico scientifiche italiane) e Roberto Pulcri, consigliere Siomi e tutor di omeopatia all'ospedale di Pitigliano e li ha rassicurati: il Ministero intende contattare il direttore generale dell'Aifa, Luca Pani, non appena rientra dagli Stati Uniti, per valutare insieme come rimediare alla situazione che si sta creando». L'incontro è stato anche l'occasione per sottoporre al Ministero un'altra questione importante: i preparati magistrali omeopatici che, su richiesta del medico, venivano preparati estemporaneamente dalle aziende omeopatiche per le esigenze del singolo paziente. «In un solo flacone si potevano così racchiudere anche soluzioni pluricomponente» spiega Bernardini «migliorando la compliance e rispondendo alle esigenze di quanti non possono assumere i grani classici». La legislazione italiana attuale, più restrittiva di quella europea, richiederebbe per suddette preparazioni l'esecuzione di batterie di test batterici, un onere per singola confezione che nessuna azienda intende sostenere. «È il caso» conclude Bernardini «che si attivi una commissione tecnica di esperti per discutere della materia omeopatica».
 

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