I prezzi dei farmaci sono in Italia significativamente inferiori rispetto a quelli dei principali competitor europei: Germania, Francia, Inghilterra e Spagna. È quanto emerge da uno studio del Cergas Bocconi, curato da Claudio Jommi e Francesco Costa che ha messo a confronto i prezzi unitari delle prime 150 molecole in farmacia (60% del fatturato di classe A) e le prime 50 per l'ospedaliera (30% del mercato) al lordo di sconti e di contratti specifici di rimborso o di prezzo condizionati.

I numeri parlano chiaro: il 19% in meno in farmacia e l'8% in meno in ospedale, con una media totale del 14,6% in meno sul mercato totale. «Il risultato è in linea con studi analoghi condotti in precedenza, sia per la spesa in farmacia che per quella ospedaliera» spiega Claudio Jommi «la novità più significativa riguarda il posizionamento dei farmaci off-patent». Dallo studio, emerge, infatti, come in media in farmacia i prezzi dei senza brevetto costino fuori Italia in media il 16,5% in più, con il valore massimo del +28,7% in Francia.

«Da una parte è l'effetto dell'applicazione sempre più estensiva del prezzo di riferimento, dall'altra delle revisione dei prezzi delle molecole off patent da parte dell'Aifa da un anno a questa parte, con il conseguente abbattimento dei prezzi» sottolinea l'esperto. Non mancano le limitazioni allo studio, precisa Jommi, con particolare riferimento «alle tariffe ospedaliere europee che sono state prese in esame come prezzo massimo di cessione senza considerare eventuali sconti». Le ricadute dello studio preoccupano Farmindustria che teme per «la sostenibilità delle imprese».

«Lo studio conferma quanto diciamo da tempo» afferma Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria «In una situazione che tra prezzi più bassi, tempi d'accesso al mercato più lunghi e ritmi di rimborso delle forniture impossibili, sta creando seri problemi».

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