Big Pharma contro il decreto Balduzzi. Dopo le contestazioni di Farmindustria contro la norma che prevede di indicare in ricetta il principio attivo e quella sulla revisione del prontuario farmaceutico e della legge 648 contenuta nella mini riforma della sanità del Ministero, al coro dei no si aggiungono le aziende farmaceutiche. «Mentre si parla di misure per la crescita, chi investe in questo settore ne può trarre solo un grande segnale d'incertezza, se non un palese invito a uscirne o a ridurre la propria presenza industriale».

La critica è avanzata da Luc Debruyne, General manager della multinazionale GlaxoSmithKline, che aggiunge: «Quello allo studio è un provvedimento che penalizza il settore farmaceutico, su cui pesa già il 40% della riduzione del Fondo sanitario nazionale. Malgrado la disponibilità manifestata, è singolare che il nostro settore non sia coinvolto nella discussione visto che le misure per crescita e sostenibilità richiedono analisi e ideazione collegiali che difficilmente possono essere il frutto dello studio, pur rigoroso, di una sola parte sociale».

«La revisione non condivisa del Prontuario Farmaceutico e della legge 648 mettono a rischio migliaia di posti di lavoro nel settore e creano pericolose premesse per una grave deregulation prescrittiva e nella dispensazione dei farmaci.  Con questo decreto l'Europa si allontana e si vanifica ogni possibilità di crescita del Paese e di lotta alla disoccupazione» è il commento di Maurizio de Cicco, amministratore delegato di Roche. «E' gravissimo pensare di rivedere in maniera unilaterale e senza alcun confronto le liste dei farmaci a disposizione dei pazienti italiani solo sulla base di considerazioni economicistiche e senza tenere conto dell'appropriatezza prescrittiva».

D'altra parte, aggiunge Pierluigi Antonelli, presidente di Msd Italia, «negli ultimi sei mesi abbiamo già subito due manovre che hanno pesantemente impattato il nostro settore e che hanno portato a 11 miliardi il contributo che l'industria farmaceutica ha portato nelle casse dello Stato negli ultimi cinque anni. E ora con il Decreto Balduzzi, che contiene alcune norme estremamente pericolose per la sopravvivenza del settore in Italia, arriviamo alla terza manovra, una ogni 60 giorni».
 

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