Una quérelle che ancora una volta si sviluppa attorno alla non sostituibilità del farmaco indicato in ricetta il botta e risposta nato tra Giacomo Milillo, segretario Fimmg, e Giorgio Foresti, presidente Assogenerici. Perché, se da un lato, il fatto di prevederla tutela il medico «dall'assumersi responsabilità indipendenti dalla sua volontà», dall'altro il «non indicare alcun nome commerciale, come avviene nel resto d'Europa per la stragrande maggioranza delle ricette, non pare abbia fatto una differenza sul piano clinico o epidemiologico». Non solo:  «Il dottor Foresti» aggiunge Milillo «parla di un calo delle vendite di generici del 5% con il decreto Monti : non conosciamo le sue fonti, ma lo invitiamo a non scaricare sul Governo gli effetti della sua politica sbagliata di promozione del generico». Parole dure a cui Foresti replica: «L'unico effetto che si è riscontrato dal decreto è stato l'aumento dell'apposizione della clausola di non sostituibilità a fronte dell'indicazione di un prodotto branded» e in ogni caso «quando uno dei farmaci appartenenti a una classe terapeutica perde effettivamente il brevetto, subito si assiste a una diminuzione delle prescrizioni a vantaggio degli altri medicinali analoghi ancora di marca». Finita qui? Neanche per idea: «Il farmaco a brevetto scaduto, e fra questi il generico, deve essere scelto e prescritto direttamente dal medico» incalza Milillo «per questo abbiamo respinto sempre categoricamente le ipotesi avanzate in più occasioni dal presidente di Assogenerici di prevedere un premio economico per i medici che prescrivono molti farmaci generici. Riteniamo queste proposte offensive e paragonabili al comparaggio». «Se si vuole parlare di comparaggio, non è certo tra i produttori di equivalenti che si possono trovare esperti in materia» è la risposta di Foresti che contrattacca: «costringere un cittadino a pagare un ticket non necessario è un danno immediato, diretto e facilmente constatabile».


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