Non basta l'ammonimento del ministro della Salute, Renato Balduzzi, sul fatto che la spending review andrà realizzata senza scorciatoie, ma anche senza forzature, per calmare le preoccupazioni comuni a tutta la filiera di un ennesimo colpo alla farmaceutica. «Oggi la situazione è che i tagli al settore possono essere solo minimali» denuncia Sergio Pecorelli, presidente dell'Aifa, intervenuto in un convegno, «non è qui che possiamo andare a mirare per fare ulteriori risparmi di spesa». «Il settore farmaceutico italiano è qualcosa che il Paese non può perdere» incalza Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, «perché ha i numeri per far crescere l'economia del Paese. Siamo in un momento critico: i conti pubblici del farmaco sono in ordine, ma non si può pensare che noi continueremo a dare un contributo solo con la crescita esterna». Un'analisi condivisa anche da Gianfranco Polillo, sottosegretario all'Economia, che ricorda come «l'industria del farmaco sia stata molto penalizzata, in particolare dalle scelte fatte dal precedente governo e il risultato è che avremo un taglio di un miliardo, che diventano due se consideriamo anche il 2013 e il 2014». E a proposito della spending review, Polillo spiega che «per il momento abbiamo impostato un discorso di carattere metodologico, ma è tutto ancora da vedere». Dall'Aifa intanto arriva una proposta su come gestire i tagli: «Tutta la farmaceutica» continua Pecorelli «deve fare perno su un patto forte fra Stato, Regioni, industrie e mondo regolatorio, che fa parte dello Stato». Un patto con «regole precise, standardizzate e prospettiche, fatte di norme che valgono nel tempo». Quanto ai tempi di autorizzazione ai farmaci, l'Aifa ricorda che «i nostri non sono solamente tempi burocratici. Uno dei fattori più importanti sicuramente è quello su cui stiamo lavorando: la definizione di innovazione».

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