L'Acta rischia di ostacolare diffusione e accesso ai farmaci generici. C'è anche questa tra le accuse che in queste settimane stanno rimbalzando nell'aula del Parlamento europeo contro l'Anti-counterfeiting trade agreement, l'accordo anti-contraffazioni sottoscritto il 26 gennaio a Tokyo da 22 dei 27 stati dell'Unione (più Stati Uniti, Canada, Australia, Giappone e un'altra decina di paesi, che avevano già firmato a ottobre). In sostanza, l'obiettivo del patto è quello di rafforzare la tutela della proprietà intellettuale attraverso una più stretta collaborazione tra i governi e pene più severe per chi viola il copyright.
Ma proprio queste finalità - assieme alla natura riservata di alcune clausole dell'intesa - hanno mobilitato fin da subito contro l'Acta non solo la vasta comunità di Internet, ma anche importanti fette della società civile. Se ne è avuta una dimostrazione con la recente petizione presentata alla Commissione europea competente, accompagnata dalle firme di 2,5 milioni di cittadini dell'Ue, e poi con il workshop promosso nei giorni scorsi dal Parlamento europeo. Dove l'eurodeputato inglese David Martin ha espresso il timore che le norme contro il commercio di medicinali contraffatti possano in realtà diventare nella pratica una barriera all'importazione - invece del tutto legittima - di medicinali generici: data la riservatezza che viene ancora conservata su alcuni dettagli dell'Acta, ha detto Martin, «non sappiamo in che modo le agenzie di controllo differenzieranno alle frontiere i medicinali contraffatti da quelli ""off patent""».
Di opinione contraria Meir Pugatch, dell'università israeliana di Haifa: Acta non rappresenta alcun ostacolo, mira soltanto a impedire la circolazione di medicinali falsificati proteggendo le popolazioni più povere, che sono quelle più esposte. Infine per Rupert Schlegelmilch, della direzione generale per il Commercio della Commissione europea, l'Acta non rappresenta una minaccia per la libertà che contraddistingue Internet: «La privacy e l'accesso al web sono molto importanti, crediamo che il trattato rispetti anche questi principi».
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