Trasformare le infezioni in malattie rare, è questo il nuovo approccio nella lotta ai batteri resistenti proposto dalla società americana di malattie infettive (Isda). Nella proposta presentata alla Food and drug administration e al Congresso Usa gli infettivologi americani chiedono di rivedere alcuni tipi di antibiotici e classificarli come farmaci orfani per le malattie rare, in modo da rendere più semplice l'approvazione per le aziende farmaceutiche. L'uso scorretto dei farmaci e altri fattori hanno favorito l'evoluzione di batteri multi-resistenti per cui ci sono poche opzioni terapeutiche ma che causano migliaia di morti.
Molte aziende hanno, però, smesso di fare ricerca in questa che è un'area poco remunerativa, lasciando pochi farmaci contri questi ceppi come quelli di Mrsa e il Clostridium difficile. Attualmente solo due compagnie hanno in fase di sviluppo antibiotici, mentre nel 1990 erano 20. Nel 1983 c'era un problema simile per i farmaci orfani per le malattie rare. Per questo negli Usa si offrirono alle aziende crediti d'imposta, diritti di commercializzazione e altri incentivi per far arrivare sul mercato 135 farmaci orfani.
«Un programma simile si potrebbe realizzare per gli antibiotici» spiega Robert Guidos, vicepresidente dell'Idsa. «La nostra proposta crea un nuovo meccanismo per cui le aziende che vogliono sviluppare nuovi antibiotici possono arruolare meno pazienti per gli studi clinici e ottenere una risposta dall'Fda in tempi più rapidi. Per ottenere l'approvazione, le aziende dovranno avere come obiettivo antibiotici per particolari ceppi di malattie che hanno poche opzioni terapeutiche».
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