Roma, 1 giugno

Europa 'cenerentola' nel settore farmaceutico, schiacciata dagli Usa. Gli Stati Uniti si confermano, infatti, il Paese leader come centro di innovazione e di investimenti in ricerca e sviluppo. La prova? Tra il 1990 e il 2004, gli investimenti in R&S negli Usa sono cresciuti quasi del doppio rispetto all'Europa (4,5 volte contro 2,7). E così, tra il 1993 e il 2003, il mercato Usa si è sviluppato ad un tasso annuale dell'11,9%, molto di più rispetto all'Europa dove si è registrata una crescita media del 7,3%.

E' quanto emerge nel Rapporto Efpia 2005 (Associazione europea delle industrie farmaceutiche) presentato durante il meeting annuale che ha aperto oggi i battenti a Bruxelles e proseguirà fino al prossimo 3 giugno. Benchè l'industria farmaceutica rappresenti in Europa uno dei settori chiave per lo sviluppo dell'economia, l'Ue non riesce a recuperare il divario ormai creatosi con gli Usa. I dati comprensivi dell'inflazione mostrano uno sviluppo del mercato statunitense quasi doppio di quello europeo. E i dati Ims rivelano, non a caso, che il 70% delle vendite dei nuovi farmaci immessi sul mercato dal '99 in poi proviene da medicinali prodotti in Usa, rispetto al solo 19% del Vecchio Continente, al 4% del Giappone e al 7% del Resto del Mondo. Dunque gli Stati Uniti, negli ultimi anni, continuano a mantenere e anzi rinforzano la loro leadership come Paese innovatore, attirando anche le stesse aziende europee. Un ritardo, quello del Vecchio Continente, dovuto essenzialmente alla mancanza di norme e incentivi fiscali che favoriscono l'innovazione, e che rappresenta - secondo il rapporto Epfia - un fenomeno molto preoccupante che, se non arrestato al più presto, rischia di emarginare l'Europa.

La frammentazione del mercato farmaceutico del Vecchio Continente - rivela inoltre il rapporto Epfia - causa la proliferazione del commercio parallelo di farmaci. Un fenomeno che crea enormi problemi ai sistemi di previdenza sociale e ai pazienti, oltre a privare l'industria di risorse addizionali per ricerca e sviluppo. Nel 2003 il mercato parallelo nella Ue è stato stimato intorno a 4.265 milioni di euro; una cifra che rappresenta il 5% del mercato farmaceutico canale farmacia. Sul fronte del fatturato in Ue - secondo il rapporto Efpia - primeggia la Francia che, nel 2003, ha registrato ricavi per 31.296 milioni di euro, seguita da Regno Unito (21.685) e Germania (21.262). Segue l'Italia con un valore di 17.989 milioni di euro. Per quanto riguarda invece la spesa in R&S in Europa, il Belpaese si classifica soltanto all'ottava posizione con investimenti per 812 milioni di euro. Se la cavano meglio Regno Unito (4.684), Francia (4.000), Germania (3.820) e Svizzera (2.297). Ma l'Italia è dribblata anche da Belgio (1.358), Svezia (1.030) e Danimarca (814).

A scoraggiare l'R&S farmaceutica nel Vecchio Continente concorrono, secondo il rapporto, prevalentemente tre fattori: i tempi (12-13 anni dalla scoperta di una nuova molecola al principio attivo); i costi ( il costo per la ricerca e sviluppo di nuove molecole è stato stimato attorno agli 870 milioni di euro nel 2001); e, non ultimo, l'alto rischio. Mediamente, infatti, su 10.000 sostanze solo una o due potranno diventare nuovi medicinali da immettere sul mercato. Il mercato mondiale farmaceutico, nel 2004, è stato stimato in circa 442 milioni di euro a prezzo di produzione, senza il canale distributivo. Il mercato Nord Americano (Usa & Canada) resta il più grande del mondo con una quota del 47,8%, ben piu' avanti dell'Europa (29,6%) e del Giappone (11,1%). Seguono - nel rapporto Efpia - Africa, Australia e Asia (naturalmente escluso il Giappone) con una quota del 7,7%, e America Latina con il 3,8%.

Sul fronte dell'occupazione, l'Italia si mantiene in una posizione dominante anche rispetto ai principali Paesi europei. Il Belpaese ha goduto di un 'boom' nell'occupazione che ha subito una frenata dal 2003 in poi. Attualmente il settore impiega 84.088 lavoratori, sorpassata solo da Germania (119.800) e Francia (98.900).

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