Un confronto inedito è stato quello promosso da Edra, sul passato e sul futuro della farmaceutica italiana, che ha visto i protagonisti - tra gli altri gli imprenditori Diana Bracco, Sergio Dompé, "Pippo" Giuliani, Andrea Recordati, Luigi Rovati ma anche top manager come Gianlugi Frozzi di Angelini e Giampaolo Girotti di Alfa Sigma - confrontarsi con il ricercatore Silvio Garattini, Direttore dell'Ist. Mario Negri, e Marco Vitale, economista di impresa. Catalizzatore della discussione il libro pubblicato da Edra S.p.A., "Uomini e Pillole", scritto da Francesco Costantini, top manager di lungo corso del settore e già Presidente di Farmindustria.
Gli scandali, la crisi della ricerca, i rapporti con i gruppi multinazionali stranieri sono stati raccontati vividamente e spiegati con trasporto dai più importanti attori del settore. "Il rinascimento del farmaceutico italiano è iniziato anche se non è ancora sotto gli occhi di tutti" ha spiegato Emilio Stefanelli, Vice Presidente di Farmindustria, "grazie al rinnovato impegno nella ricerca e nell'internazionalizzazione dell'industria farmaceutica italiana". "Troppo spesso non si coglie il valore apportato dall'industria farmaceutica al Paese, " ha aggiunto Sergio Dompé "L'Italia con 29 miliardi di fatturato e 63 mila addetti è il secondo produttore farmaceutico della UE, con un export cresciuto del 50% negli utili 5 anni, grazie anche alle realtà, come la stessa Dompé, che negli scorsi decenni hanno scelto di investire in ricerca e produzione anziché solamente in marketing".
"L'industria farmaceutica costituisce oggi una delle principali attività economiche," ha detto Silvio Garattini, "capace di essere trainante per altre funzioni collegate: dalla diagnostica ai dispositivi medici, dalla dietetica alla cosmetica" ma l'Italia si trova in una posizione di retroguardia, perché "il Governo ostacola la ricerca, spendendo la metà, rispetto al proprio prodotto interno lordo, di quanto spenda la media dei Paesi Europei". Per invertire la tendenza, ha proseguito Garattini, le industrie farmaceutiche dovrebbero associarsi e investire in ricerca, superando gli individualismi che caratterizzano l'imprenditorialità italiana, troppo legata alla gestione familiare.
Marco Vitale ha spiegato l'assenza di una realtà italiana tra i principali player mondiali del settore analizzando sia i fattori che limitano la competitività e l'imprenditorialità in Italia, sia la scarsa propensione dell'imprenditore italiano ad aggregarsi in gruppi più importanti e ha spronato le nuove generazioni, forse "meno visionarie ma con più competenza manageriale" a dare nuova dignità all'industria farmaceutica italiana, perché "dopo "l'ultimo treno", ce n'è sempre uno nuovo e più veloce".
Costantini affronta, con la professionalità e la conoscenza di chi ha vissuto all'interno dell'industria farmaceutica in vari ruoli, fra cui quello di Presidente di Farmindustria, il compito di analizzare la storia della "farmaceutica italiana" e dei suoi protagonisti. Ne esce un volume incisivo, ricco di informazioni che non può essere ignorato da chi vuole rendersi conto della situazione in l'Italia da un punto di vista farmaceutico. Si tratta di una fase che dovrebbe preoccupare politici e forze sociali perché l'industria farmaceutica costituisce oggi una delle principali attività economiche, capace di essere trainante per altri business: dalla diagnostica ai dispositivi medici, dalla dietetica alla cosmetica.
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