Milano, 25 marzo 2008

Nuove conferme per entecavir nella terapia dell'epatite B cronica. Nel quinto anno di trattamento non sono stati segnalati casi di resistenza al farmaco. E nei tre studi su pazienti mai trattati prima con antivirali orali, la probabilità cumulativa di resistenza al prodotto si attesta all'1,2% nei 5 anni di terapia. I dati sono stati comunicati al Congresso dell'APASL (Asia-Pacific Association for the Study of the Liver), che riunisce a Seul oltre 2 mila esperti. ""Gran parte dei pazienti affetti da epatite B cronica necessita di terapie a lungo termine - spiega Ching-Lung Lai, direttore della Divisione di Gastroenterologia ed epatologia dell'università di Hong Kong - Purtroppo il beneficio iniziale viene vanificato dallo sviluppo di resistenze. La conferma dell'entecavir, che nei pazienti 'naive' anche dopo 5 anni riduce al minimo l'insorgenza di resistenze, rappresenta quindi un risultato che risponde alle grandi aspettative dei malati"". La resistenza agli antivirali impiegati contro l'HBV - ricorda una nota - insorge quando il virus responsabile dell'infezione muta, sfuggendo all'effetto del trattamento: la resistenza diminuisce cioè l'efficacia della terapia e compromette future opzioni di cura. La perdita di efficacia per gli altri antivirali oggi disponibili si sviluppa dopo appena una o due mutazioni, mentre l'entecavir presenta un bassissimo rischio di sviluppare resistenza perché sono necessarie mutazioni multiple per generare un ceppo virale resistente. In gergo tecnico, si tratta di un farmaco ad alta barriera genetica. L'entecavir, disponibile in Italia (fascia H) da oltre un anno, è stato sviluppato da Bristol-Myers Squibb  

Fonte
Adnkronos Salute