Roma, 26 febbraio 2008

Nuovi scenari per le terapie contro il linfoma non-Hodgkin (NHL), grazie all'arrivo di nuove cure, attualmente alle ultime fasi di studio. Il mercato europeo delle terapie contro questa malattia potrebbe crescere dai 2,2 miliardi di dollari del 2006 a 7,2 miliardi di dollari nel 2013. La stima è frutto di un'approfondita indagine condotta dalla società di consulenza Frost & Sullivan. Il mercato - si legge in una nota di Frost & Sullivan - è stato monopolizzato per molti anni dall'anticorpo monocolonale rituximab (MabThera, Roche). E sebbene la chemioterapia CHOP sia la principale forma di trattamento per tutte le forme di NHL, questo mercato è fatto principalmente di medicinali con scarse prospettive di sostanziali ricavi. Questi scenari sono, però, destinati a cambiare nel prossimo futuro con il lancio di nuove promettenti cure che sono attualmente nella fase III di sviluppo. ""La natura recidivante del linfoma non-Hodgkin è alla base di queste nuove ricerche terapeutiche - sottolinea l'analista di Frost & Sullivan Ranjith Gopinathan - è tuttora molto popolare e prevalente, ma c'è anche una domanda da parte dei pazienti che MabThera non è riuscita a soddisfare"". Sono circa un milione e 750mila le persone al mondo affette da questa forma tumorale che si sta diffondendo sempre di più. Basti pensare che, solo in Italia, ogni anno si registrano 12mila nuovi casi. Se il rischio di sviluppare questa patologia cresce con l'età, è anche vero che le crescenti aspettative di vita in Europa stanno portando ad una maggiore richiesta di cure. MabThera - sostengono gli esperti - continuerà ad essere il farmaco leader per i prossimi 5-6 anni. I farmaci di nuova generazione, al momento in fase di sviluppo, sono posizionati come farmaci aggiuntivi alla terapia basata su MabThera o chemioterapia CHOP"". ""Farmaci aggiuntivi, in combinazione con MabThera o con la chemioterapia, saranno un fattore di spinta del mercato"", dice Gopinathan, citando le società biotecnologiche Favrille e Genitope, che hanno farmaci in sviluppo, ma che ""attualmente devono fronteggiare sostanziali perdite. È importante, inoltre, sottolineare - rileva l'analista - che gli stretti controlli clinici e normativi potrebbero limitare fortemente i potenziali ricavi delle biotecnologie. E per queste aziende potrebbero aggiungersi ulteriori complicazioni per la difficoltà nel reperire altre risorse finanziarie che coprano i costi addizionali di nuovi test clinici. Tutto questo finirebbe con l'avere un impatto sul processo di sviluppo e in sostanza ritardare la commercializzazione. Le grandi società farmaceutiche dovrebbero puntare ad alleanze strategiche o all'acquisizione di farmaci ancora in fase di sviluppo, ma con un futuro promettente - consiglia Gopinathan - mentre le piccole biotech dovrebbero prestare attenzione alla ricerca e allo sviluppo di alleanze commerciali con partner appropriati"".

Fonte
Adnkronos Salute

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