Milano, 11 gennaio
Il caso del paziente in cura con l'anticolesterolo Crestor* (rosuvastatina) - il cui decesso era stato segnalato ieri a Londra dalla casa produttrice del farmaco, AstraZeneca, come possibile conseguenza della terapia - e' in realta' ''molto complesso''.
Il malato, non italiano, era ''anziano, politrattato con rosuvastatina, altri farmaci ipolipemizzanti e farmaci antidepressivi - precisa in una nota la stessa azienda - In presenza di diversi fattori confondenti e in assenza di un riscontro autoptico - sottolinea percio' il gruppo - non sembra quindi possibile identificare chiaramente la causa di morte''.
''Il quadro clinico del paziente e le terapie in corso - continua il comunicato - sembrano comunque suggerire due potenziali cause di morte: una sindrome maligna da neurolettici, dovuta principalmente alla terapia antidepressiva in atto, o una rabdomiolisi, potenzialmente associata alla terapia con rosuvastatina''. In altre parole, il decesso e' ''possibilmente correlato a tutti i farmaci che il paziente assumeva, pertanto anche a rosuvastatina''. Ma ''tale 'possibile' correlazione diventa prassi comune e consolidata nell'ambito dei processi di farmacovigilanza e di segnalazione di eventi avversi''.
AstraZeneca sottolinea inoltre di aver riportato il caso ''alle autorita' regolatorie di tutto il mondo a novembre, fornendo loro tutte le informazioni in proprio possesso''. La societa' conferma infine che ''la rabdomiolisi e' un evento potenzialmente associato alla terapia con statine'' e che ''simili segnalazioni sono ben documentate con tutte le altre statine sul mercato. Pertanto, l'identificazione di questo caso nel contesto dell'esperienza con rosuvastatina (oltre 14 milioni di prescrizioni in piu' di 4 milioni di pazienti) e' totalmente in linea con un profilo di sicurezza comparabile a quello delle altre statine commercializzate''.
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