Stoccolma, 7 dicembre

Dalla ricerca italiana un farmaco anti-ricadute per le donne operate di tumore del seno. Una nuova strategia terapeutica sferra un doppio attacco al cancro, associando al tamoxifene, farmaco d´elezione nella terapia adiuvante del tumore della mammella positivo ai recettori per gli estrogeni, l´exemestane, messo a punto nei laboratori di ricerca italiani e ora commercializzato da Pfizer.
Si riduce cosi', nei cinque anni dopo l´intervento chirurgico, il rischio che il tumore ricompaia nelle donne in post-menopausa operate, rispetto al solo trattamento con tamoxifene. Sulla base dei risultati positivi dello studio Ies, condotto su 4.700 donne in 37 Paesi fra cui l´Italia, la Pfizer chiedera´ l´approvazione della nuova indicazione come terapia adiuvante per exemestane, finora utilizzato per il cancro del seno in fase avanzata.

Nel nostro Paese sono 32 mila i casi di tumore della mammella ogni anno, circa 11 mila le morti. E tra il ´93 e il ´98 si e´registrato un aumento del 9% delle donne colpite. La molecola agisce inibendo l´enzima coinvolto nella produzione degli estrogeni, l´aromatasi: in particolare, lo inganna rendendolo inattivo.

La ´seconda giovinezza´ del farmaco e´ al centro della conferenza stampa promossa dalla Pfizer a Stoccolma nella settimana della consegna dei Premi Nobel. In particolare, il Nobel per la chimica assegnato alla scoperta dell'ubiquitina, lo ´spazzino´ delle proteine, apre nuove prospettive nella lotta ai tumori.  Secondo lo studio Ies, il passaggio all'exemestane, dopo due-tre anni di tamoxifene, per completare i cinque anni di terapia adiuvante, riduce del 32% il rischio di recidive e del 56% quello di un tumore nella mammella non colpita dalla malattia.