Si è svolta oggi a Roma, presso la Sala della Clemenza di Palazzo Altieri, l'assemblea annuale di Assobiotec, l'Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie (oltre 100 associati tra aziende e parchi scientifici e tecnologici), che fa parte di Federchimica. Nel corso della parte privata dell'assemblea, Alessandro Sidoli è stato eletto a larghissima maggioranza nuovo presidente dell'associazione per il triennio 2010-2012. Nella sua relazione, il presidente uscente di Assobiotec, Roberto Gradnik, ha fatto il punto sui sei anni della sua presidenza, e sullo stato attuale del settore: «Abbiamo vissuto anni importanti, nei quali le biotecnologie italiane, pur giovani e partite in ritardo rispetto a tanti paesi europei nella competizione biotecnologica, sono comunque riuscite a emergere, grazie alle loro uniche forze. Oggi infatti l'industria biotecnologica italiana rappresenta una solida realtà, che ha all'attivo oltre 300 imprese». Gradnik ha chiesto alle Istituzioni di sostenere il comparto avviando una strategia mirata a rafforzare la competitività italiana in questo ambito, così come è stato fatto dagli altri paesi europei. «Mi auguro che le nostre Istituzioni recuperino la volontà di svolgere quel ruolo che a loro esclusivamente compete, per favorire l'innovazione e la ricerca nel nostro Paese: provocatoriamente devo ricordare che, in alcune aree, siamo rimasti a dieci anni fa. Nel lontano 2000 in Italia non si poteva sperimentare in campo varietà vegetali geneticamente modificate: a distanza di molti anni è ancora così. Anche Industria 2015, che ha identificato le Scienze della Vita come una delle aree prioritarie, è ferma da ben quattro anni, in attesa che venga emanato il bando tematico, che pure rappresenterebbe una opportunità preziosa per tante PMI di ricerca italiane». Il neopresidente dell'associazione, Alessandro Sidoli, ha aggiunto, a questo proposito: «Abbiamo davanti delle sfide importanti, che meritano di trovare attenzione da parte del Governo: oltre alla definizione di una strategia complessiva per il settore, il futuro si giocherà sulla capacità del paese di individuare un sistema di finanziamenti adeguato alle caratteristiche della ricerca e sviluppo biotech, che renda attrattivo il paese rispetto agli altri competitor europei».
Sidoli ha inoltre presentato una ricognizione, operata da Assobiotec, degli interventi avviati in favore dell'innovazione in un campione significativo di paesi europei: Belgio, Francia, Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Olanda, Spagna e Ungheria. Gli incentivi presenti in tali paesi sono stati poi valutati nel loro impatto, e paragonati con le misure disponibili in Italia. «Questo nostro lavoro vuole rappresentare una base di riflessione sui temi del sostegno al biotech: così come nel resto dell'Europa, l'Italia merita di veder adeguato il sistema degli incentivi fiscali per le aziende che fanno innovazione, con misure efficaci e stabili per la piccola impresa innovativa, cuore del biotech italiano, sul modello eccellente esistente in Francia. Occorre poi intervenire sulle debolezze del nostro sistema, in primo luogo la lentezza nell'erogazione dei pochi finanziamenti disponibili. Ma, innanzitutto, incentivare il biotech significa tutelare l'innovazione che si è fatta prodotto, garantendo adeguati ritorni sul mercato, non addebitando a tali prodotti, come troppo spesso è avvenuto con i farmaci innovativi, le inefficienze e gli sprechi presenti nella spesa sanitaria».
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