Giorgio Foresti

Dà una mano alla ricostruzione delle zone colpite dal terremoto, ma toglie l'altra al farmaco generico. È sconsolato il giudizio che i produttori di generici danno del decreto per l'Abruzzo, in Gazzetta ufficiale il 28 aprile scorso: il comparto verserà alle popolazioni colpite circa 360 milioni di euro (quelli che arriveranno grazie al taglio del 12% sul prezzo degli equivalenti "puri"), ma senza avere in cambio quelle misure di sostegno che erano state promesse nei mesi precedenti. «L'accordo che firmammo il 15 ottobre 2008 al tavolo per la farmaceutica» conferma Giorgio Foresti, presidente di Assogenerici «prevedeva ben altre cose. I provvedimenti contenuti nel decreto fanno solo confusione e mettono il generico in pericolo».

Presidente, quali effetti si devono aspettare i produttori?
«L'indicazione che arriva dal decreto è chiara: la concorrenza tra generico e branded, ormai, può avvenire soltanto sul prezzo. Si innescherà dunque una nuova corsa al ribasso che certamente farà risparmiare il Ssn ma distruggerà anche il valore del farmaco».

Per i prescrittori invece?
« Il decreto riduce a una percentuale irrisoria gli incentivi praticabili ai farmacisti, quindi i medici non hanno più alibi: se è vero che finora c'erano timori a prescrivere generici a causa della sostitubilità in farmacia, ora ci aspettiamo un massiccio aumento delle ricette con equivalenti».

Se la competizione si concentrerà interamente sul prezzo al pubblico, il medico dovrà tornare a prestare attenzione a quello che prescrive per evitare che i suoi assistiti siano chiamati a pagare di tasca propria quando tra un farmaco e l'altro c'è differenza di prezzo...
«È vero: oggi più che mai torna centrale il ruolo del medico. In realtà lo è sempre stato ma a volte se n'è dimenticato lui stesso. Ma come ho detto, ora non ci sono più alibi».

Ora si apre l'iter legislativo per la conversione in legge. Auguri o speranze?
«Sarebbe auspicabile si recuperasse lo spirito dell'accordo di ottobre, con quella norma che riservava ai generici un periodo di "franchigia" prima e dopo la scadenza brevettuale del principio attivo, nel quale erano vietate diminuzioni di prezzo al brended di riferimento. Così si sarebbe aiutato il comparto, il decreto fa esattamente l'opposto».

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