Per porre fine alla causa tra KSR International e Teleflex, la Corte ha deciso che il principio di ovvietà, uno dei cardini della legge sui brevetti, non può essere definito rigidamente. Ampie le implicazioni che si possono immaginare, a cominciare dal fatto che sarà più semplice contestare la validità di un brevetto, anche farmaceutico, sostenendo che l'invenzione di cui è oggetto non è portatrice di una reale innovazione. I pro e contro, per il detentore del brevetto e per chi glielo contesta, sono abbozzati su Nature Reviews Drug Discovery di questo mese.
La materia non è delle più facili, ed è stata affrontata per la prima volta 40 anni fa con una decisione della Corte Suprema, che definiva come parametro dirimente la possibilità (o meno) che una persona, con una normale esperienza in un dato settore e la conoscenza dello stato dell'arte, potesse concludere che la successiva invenzione era ovvia o comunque attesa. Dieci anni più tardi la Corte aggiunse una specifica: combinare due elementi in una richiesta di brevetto, quando entrambi hanno la medesima funzione e non sono in sinergia tra loro (secondo lo stato dell'arte), preclude la brevettabilità della combinazione così ottenuta.
Tuttavia, invece di fare chiarezza, questa esemplificazione confonde ulteriormente una materia già complessa, dal momento che le invenzioni sono in gran parte frutto delle scoperte che le hanno precedute. Per evitare che troppi diritti fossero invalidati ""con il senno di poi"" la Corte d'Appello del Circuito Federale adottò il test TSM (Teaching, Suggestion, Motivation), poi largamente utilizzato in molte cause del Circuito Federale. Si tratta di una sorta di ""prova del nove"" per la quale un'invenzione non può essere considerata ovvia laddove, nello stato dell'arte, non esista un ""insegnamento, suggerimento o motivazione"" che avrebbe condotto un qualsiasi conoscitore della materia a proporre la medesima invenzione.
Questo sistema semplicemente sofisticato ha retto fino ai giorni nostri, finchè la Corte Suprema non si è accorta che veniva applicato in maniera troppo rigida e limitativa, in contrasto con i principi dello US Patent Act. ""L'analisi di ovvietà non può essere limitata all'applicazione di concetti formali, ma deve tener conto dei fattori interferenti e dei processi creativi"".
D'ora in poi
Ciononostante la Corte non ha proibito l'uso del test TSM, che può comunque fornire indicazioni utili, però ha diffidato il Circuito Federale dal farne una regola fissa, precisando invece come ogni decisione debba risultare dall'applicazione di uno standard valutativo nuovo e flessibile (un altro concetto arduo da definire). Che cosa deve aspettarsi il mondo farmaceutico? Sarà più difficile dimostrare la novità di un'invenzione, specie quando riguarda piccoli ma indiscutibilmente importanti progressi, come le nuove formulazioni o le applicazioni di certi enantiomeri. D'altra parte sarà più facile contestare la validità di un brevetto e quindi, per certe aziende, accedere a nuovi mercati. Mentre c'è il rischio che alcune buone proposte non vedano la luce perché passibili di rientrare nel principio di ovvietà.
In realtà prima di trarre qualunque conclusione occorre verificare gli effetti sul campo, cioè vedere esattamente come le Corti distrettuali metteranno in pratica le nuove indicazioni.
Charlotte Harrison. Supreme Court decides on obviousness. Nature Reviews Drug Discovery 2007; 6: 426
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