I dubbi sulla sicurezza dell'antinemco Aranesp (darbepoetina alfa), prodotto dall'americana Amgen sono cominciati a inizio 2007. Risale ad allora, infatti, un trial sul farmaco che aveva evidenziato un aumentato rischio di morte nei malati di cancro non sottoposti a chemioterapia o radioterapia. Questo farmaco, assieme all'Epogen, anch'esso di Amgen, e al Procrit di Johnson & Johnson trova il principale impiego proprio nei pazienti colpiti da tumore o in dialisi. A seguire uno studio danese, pubblicato su ""The Cancer Letter"" ha evidenziato nuovi dubbi sulla sua sicurezza, visto che il suo utilizzo su 484 malati di cancro a testa e collo, ha determinato un aumento delle neoplasie. Sull'onda di questi studi l'FDA ha raccomandato ai medici la massima cautela nella prescrizione, e inoltre ha rincarato le raccomandazioni sul foglietto illustrativo di questo farmaco, anzi di questi farmaci. Infatti la misura, che è stata concordata anche con le autorità regolatorie europee, ha riguardato anche il farmaco di Johnson  & Johnson. L'azienda si è immediatamente mobilitata per approfondire il caso, e si può ben capire, visto che nel terzo trimestre dell'anno trascorso i ricavi sono saliti del 14% e in gran parte proprio grazie alla darbepoetina. A giudicare da un articolo pubblicato dal New York Times la mobilitazione ha dato i suoi frutti.

L'azienda ha, infatti, annunciato che Aranesp non aumenta la percentuale di mortalità nei pazienti affetti da tumore al polmone. Il tutto è stato dimostrato con un trial che ha coinvolto 600 pazienti, sottoposti a chemioterapia, per i quali il tasso di sopravvivenza non è sostanzialmente variato rispetto al gruppo di controllo. Un annuncio che ha immediatamente risollevato le azioni del gruppo. Il primo gruppo biotecnologico mondiale ha, così, evitato una pallottola, dicono gli analisti. Ma non tutti gli osservatori sono d'accordo sui risultati. Tanto è vero che un gruppo come Roche, preoccupato dai potenziali rischi, ha interrotto lo sviluppo di un altro trattamento per l'anemia. E si tratta di un mercato importante, se si pensa che per i tre farmaci in commercio si è totalizzato l'anno scorso un fatturato di quasi 10 miliardi di dollari. Il fatto è, ha spiegato la Amgen, che i trial effettuati, in particolare sul tumore al polmone, non erano stati disegnati specificamente per studiare gli esiti sulla sopravvivenza. Ma nonostante l'esito di questo nuovo trial è presto per dichiarare la Amgen fuori dai guai. Anche perché lo studio in questione ha riguardato un solo tumore. E gli altri? La questione, perciò, è ancora aperta e lo sottolinea anche un recente studio pubblicato su Jama, secondo il quale un'altra questione spinosa, riguarda i centri per la dialisi statunitensi, nei quali si utilizzano troppi farmaci antianemici. E non senza rischi.

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