Come in certi paesi in cui scarseggiano i buoni partiti, i potenziali matrimoni sono oggetto di grande attenzione. Così è cominciato il gioco delle analisi e controdeduzioni sulla possibile fusione tra Sanofi-Aventis e Bristol Myers Squibb. Le indiscrezioni della stampa economica francese, Expansion e il quotidiano Les Echo, parlano di preaccordi già siglati o quantomeno di studi di fattibilità congiunti. Anche se, a una domanda diretta di Bloomber TV, il leader della multinazionale francese, Jean-François Dehecq, ha risposto ""di non essere pronto a rispondere in merito"".
Se la fusione andasse in porto, si avrebbe un gruppo di dimensioni molto vicine a quelle di Pfizer, 175 milioni di dollari contro i 188 della multinazionale statunitense, ma con vendite decisamente superiori. Quanto alla spesa per la ricerca, il nuovo gruppo avrebbe investimenti doppi rispetto a GSK e, quindi, leggermente superiori a quelli di Pfizer.
Anche la pipeline delle due aziende pronube costituisce un elemento a favore, visto che ci sono sovrapposizioni soltanto nel settore oncologico, dove entrambe stanno lavorando su molecole con il medesimo bersaglio. La formazione dei microtubuli. Sanofi-Aventis vanta un tassano, Xrp9881, e BMS due molecole: l'ixabepilone, analogo semisintetico dell'epotilone B e la vinflunina, alcaloide sintetizzato dalla vinorelbina. Per ilo resto si è di fronte a una complementarità quasi perfetta: Sanofi ha già incassato l'approvazione europea del rimonabant (Acomplia), inibitore dei recettori CB1 dei cannabinoidi, con l'indicazione del trattamento dell'obesità e delle sue complicanze, diabete tipo 2 compreso, l'antidiabetico di BMS, la saxagliptina, ha tutt'altro profilio, trattandosi di un DPP4-inibitore che riduce la secrezione di glucagone. Allo stesso modo, l'idraparinux, analogo sintetico dell'eparina, è ben lontano dall'antitrombotico BMS, l'apixaban, che è un inibitore del fattore Xa e, quindi, si mette semmai in concorrenza con l'imminente rivaroxaban della Bayer. Se per Freud era fondamentale, per la riuscita di una coppia, che le eventuali nevrosi fossero ""a incastro"", questo sembra proprio il caso.
Del resto, i due gruppi erano già in affari per la commercializzazione del clopidogrel anche se, a parere di alcuni analisti, proprio le vicende relative a questo fortunato farmaco potrebbero essere un ostacolo alla fusione. Infatti, pur scadendo il brevetto nel 2012, le due case hanno dovuto adire le vie legali per bloccare il generico della canadese Apotex, che era stata autorizzata alla produzione dalla FDA, abbastanza inopinatamente, circa un anno fa. Andato a carte quarantotto un accordo tra i tre contendenti per ritardare al 2011 la commercializzazione del generico, è riamasta sul tavolo l'ingiunzione che ha bloccato le vendite del generico, ma con un grave danno econmomico per BMS, stimato in 750 milioni di dollari. A seguite di questa vicenda, inoltre, il chief executive di BMS ha perso il posto, e ancora l'azienda non ha proceduto a una sostituzione definitiva cos che renderebbe l'azienda più esposta a un'acquisizione secca.
Dal punto di vista finanziario, infine, non dovrebbero esserci problemi: è vero che Sanofi è reduce dalla fusione con Aventis (66 miliardi di dollari), ma l'indebitamento, che aveva toccato il culmine a 16 miliardi dopo l'acquisizione, si è ridotto a 7,4 nell'ultimo trimestre 2006. Un'operazione di rientro nella quale, ha detto per esempio Christopher Schott, analista del settore farmaceutico per la Bank of America Securities, l'azienda francese si è dimostrata molto abile.
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