Il 2006 è stato un anno molto favorevole per la Novartis. Ha, infatti, registrato un utile netto pari a 7,2 miliardi di dollari, in progressione del 17% rispetto al 2005. E il fatturato si è attestato a 37 miliardi (+15%) con un utile operativo di 8,2 miliardi (+ 18%) e un utile per azione a 3,06 dollari (+ 16%), mostrando per il quinto anno consecutivo una crescita a due cifre. Numeri analoghi per la componente italiana della multinazionale con un fatturato di 1,306 miliardi di euro, in crescita del 3% rispetto al precedente esercizio. Le ragioni del successo? Oltre al costante impegno nell'innovazione, come ha spiegato in conferenza stampa Daniel Vasella, presidente e ceo di Novartis, un ruolo determinante è stato svolto dalla nuova divisione Vaccines Diagnostics, dopo l'acquisizione dell'americana Chiron Corporation conclusasi in aprile. Il fatturato della divisione, nel periodo maggio-dicembre, si è attestato a 956 milioni di dollari, trainato per lo più dal vaccino contro l'influenza stagionale. E proprio del vaccino si è occupato un articolo pubblicato da in-Pharma Technologist.com. Sembra, infatti che Novartis, insieme a un altro colosso farmaceutico quale Glaxo, si sia aggiudicata i contratti con il governo statunitense per produrre l'adiuvante per la possibile pandemia influenzale da aviaria, in modo da aumentare le dosi disponibili per la distribuzione tra i cittadini statunitensi.
Le cifre più recenti, del resto, parlano di una capacità di produzione vaccinale, anche al picco delle sue possibilità, non superiore al fabbisogno del 10% della popolazione statunitense. Ecco perché il Department of Health and Human Services (DHHS) si è appellato a nuove proposte per incrementare la produzione. Ed è per questo che la stessa istituzione ha investito 118,3 milioni di dollari nella ricerca di una tecnologia adiuvante, cioè sostanze da aggiungere al vaccino per aumentare la risposta immunitaria, riducendo il dosaggio antigenico. Per il vaccino anti-H5N1 infatti sono necessarie due dosi per stimolare la risposta immunitaria con almeno 90 microgrammi di antigene per dose, contro i 15 microgrammi usati normalmente per il vaccino stagionale. E in prima linea in questa tecnologia ci sono proprio Novartis e GSK. L'adiuvante MF59 dell'azienda svizzera è stato incluso in parecchi studi, dove ha dimostrato di poter ridurre la quantità di antigene necessaria per ottenere un'adeguata risposta immunitaria. In più l'adiuvante sembra in grado anche di offrire protezione incrociata verso ceppi influenzali mutanti. Ma anche per GSK la situazione è analoga visto che i due terzi dei vaccini in sviluppo sono formulati con la tecnologia adiuvante. E si tratta di un versante nel quale l'azienda ha investito molto, dopo l'acquisizione di un nuovo partner come Corixa, che produce la maggior parte degli adiuvanti presenti nei suoi vaccini. Nel 2006 il DHHS ha ordinato 40 milioni di dollari di antigene H5N1, pari a 800000 dosi a GSK. La stessa azienda poi ha ottenuto 274 milioni di dollari per sviluppare una tecnologia di coltura per accelerare lo sviuluppo di vaccini cellulari sia per l'H5N1 sia per l'influenza stagionale.
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