I progetti di ricerca, sia pubblici sia privati, sono in aumento esponenziale e diventa così sempre più complicato tenere sotto controllo la validità dei protocolli di studio. Uno dei passaggi fondamentali per questo controllo è rappresentato dagli Institutional Review Board (IRB), comitati scientifici che, localmente, hanno il compito di approvare il protocollo sperimentale, verificarne la coerenza con le linee del Comitato nazionale di bioetica e seguire l'intero iter sperimentale. Una realtà per la quale in tempi recenti si era parlato di crisi. A confermarla arriva uno studio del New England Journal of Medicine che ha cercato di investigare la natura, la portata e le conseguenze delle relazioni finanziarie fra l'industria e i membri degli IRB nelle istituzioni accademiche. A giudicare dai risultati più di un terzo dei membri ha un legame economico con le aziende farmaceutiche. Ma come si è svolta l'indagine?

I ricercatori hanno intervistato un campione casuale di 893 membri di IRB presso 100 istituzioni accademiche (tasso di risposta 67,2%). Il questionario era centrato sulle relazioni finanziarie che i membri avevano con l'industria: rapporti di dipendenza, appartenenza a comitati, consulenze, erogazione di royalty ed emolumenti per conferenze. I risultati non sono stati particolarmente lusinghieri. Il 36% dei membri degli IRB aveva avuto almeno un rapporto con l'industria farmaceutica nell'anno precedente. Ma agli interessati non sembra un grande problema. Sul totale delle persone che hanno risposto, l'85,5% ha dichiarato, infatti, di non aver mai pensato che i rapporti con l'industria di un altro membro dell'IRB avessero influenzato inappropriatamente le sue decisioni. Settantotto fra coloro che hanno risposto (15,1%) hanno dichiarato che durante l'anno precedente il loro IRB aveva esaminato almeno un protocollo che era sponsorizzato o da una società con la quale erano in rapporti o da una società concorrente, entrambi casi che potrebbero essere considerati origine di un conflitto d'interesse. Sul totale di questi 78 membri il 57,7% ha dichiarato di aver sempre rivelato l'esistenza del proprio rapporto a un funzionario dell'IRB.

E ancora, la maggior parte di coloro che hanno risposto hanno dichiarato che le opinioni dei membri dell'IRB che avevano esperienza di lavoro con l'industria erano proficue nell'esame dei protocolli sponsorizzati dalle case produttrici. Il fatto curioso è che il 50% dei membri degli IRB ammette candidamente di non conoscere la definizione precisa di conflitto di'interesse. Alibi? Comunque sia, conclude la ricerca, sarebbe opportuno esaminare le attuali regolamentazioni e le linee di comportamento per assicurarsi che esista una maniera adeguata per gestire i conflitti di interesse originati dai rapporti con le industrie. Per dirla con Eric Campbell a capo dell'indagine "" Il processo di controllo degli studi clinici deve essere indipendente. Le relazioni finanziarie con gli sponsor rischiano di mettere in pericolo l'oggettività delle revisioni"".

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