“Nel 2005 Pfizer ha rivisto la propria strategia mondiale nel settore della Ricerca & Sviluppo con l’obiettivo di ridurne la complessità, mantenendone produttività e focalizzazione sulle attività di punta. Questa nuova strategia prevede di concentrare le attività nei siti più rilevanti a livello mondiale”. Così si sono espressi di recente i portavoce della prima big pharma mondiale. E i primi effetti già si vedono anche in Italia. La notizia, infatti, è fresca: il sito di Ricerca & Sviluppo di Gerenzano (Varese) Vicuron Pharmaceuticals, in virtù delle sue dimensioni ridotte, è stato chiuso perché, spiegano quelli di Pfizer, non corrisponde più alla linea strategica dell’azienda. Si tratta di un centro con 70 ricercatori in organico, da un anno proprietà Pfizer. Un centro dal costo annuo di circa 8 miliardi di euro, che ha prodotto un farmaco valutato 26 miliardi di dollari e che ha avviato una quindicina di brevetti. Ma le cose, come riporta la stampa specializzata statunitense, non vanno molto meglio negli Stati Uniti. In questo caso sono impianti di produzione, però, a finire nell’occhio del ciclone.
Due siti chiusi
I due siti sono Arnprior nell’Ontario e Lee’s Summit nel Missouri, entrambi destinati alla chiusura in virtù delle nuove strategie Pfizer. Si tratta della mega-revisione delle operazioni di produzione cominciata nel 2003 con l’acquisizione di Pharmacia. Dopo la sua fusione con Warner Lambert nel 2000, infatti, la multinazionale statunitense ha acquisito Pharmacia per 60 miliardi di dollari e ha iniziato una cernita di tutti gli impianti produttivi. Sono almeno due dozzine gli impianti chiusi in questo arco temporale e si è così passati da 93 a 64 strutture produttive. Ma non è finita qui. “La compagnia” spiegano alla Pfizer “intende trasformare le sue capacità produttive in modo da allinearsi ai nuovi prodotti presenti nelle pipeline e alla domanda complessiva. Così stiamo implementando un’iniziativa globale per adeguare la nostra capacità produttiva”. Arnprior è un sito presso il quale sono prodotti e “imballati” molti farmaci da prescrizione e Otc in forma di compresse e capsule tra cui Norvasc, Viagra, Reactine e Visine. L’obiettivo dell’azienda ora però è quello di rendere questi prodotti più economici e di avere siti dove vengano sfornati anche farmaci inalabili e iniettabili. La big pharma auspica di vendere gli impianti e ne sta per il momento discutendo i dettagli con una compagnia interessata. Se non riuscirà in questa operazione di mercato 175 posizioni saranno eliminate e 20 posti verranno trasferiti in altre operazioni aziendali. Le cose non vanno molto meglio per l’altro sito, anzi. L’impianto di Lee’s Summit chiuderà i battenti definitivamente a dicembre dopo che l’azienda ha cercato inutilmente di venderlo per due anni. Da questo sito vengono prodotti farmaci veterinari come Dectomax, un antiparassitario per il bestiame, e Revolution un farmaco antipulci e zecche per gli animali da compagnia. Attrezzature e altri beni saranno smantellati entro il prossimo anno e gli edifici saranno demoliti prima della fine del 2007. La proprietà tornerà al suo stato naturale e Pfizer continuerà a interagire con gruppi locali e nazionali per trovare potenziali acquirenti per la proprietà. Ma la ristrutturazione di Pfizer non sembra destinata a finire qui, visto che per molti farmaci chiave sta per scadere il brevetto, con un conseguente ribasso nelle vendite che li renderà poco attrattivi commercialmente e quindi per la produzione. Quattro farmaci top della Pfizer perederanno la protezione entro il 2012, per un valore complessivo e di 22 miliardi di dollari. Un fatto che sicuramente si farà sentire sull’apparato produttivo.
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