Distinguersi, per un farmaco, è fondamentale, anche quando il blister è stato estratto dalla confezione, e persino quando la pastiglia è uscita dal blister. Certamente cambiano le finalità, e più che di marketing si tratta anche di sicurezza del paziente.
In-Pharma Technologist, una rivista specializzata statunitense, ha recentemente riportato il risultato di un sondaggio condotto su un campione di farmacisti statunitensi, ai quali è stato chiesto di esprimere un parere sulle più probabili cause di errore nell’assuzione e nella dispsensazione di medicinaIi. Una circostanza che, secondo i dati dell’Institute of Medicine, costa circa 7000 decessi l’anno solo in ambito ospedaliero. Se è vero che i fattori più spesso indicati come concausa dell’errore sono la grafia del medico che ha compilato la prescrisione e il ricorso a packaging molto simili, il 56% degli intervistati ha citato l’eccessiva somiglianza delle singole unità posologiche. In particolare si lamenta il fatto che siano prevalentemente bianche, che i codici o il brand eventualmente sovrimpressi siano poco leggibili. Se questo è un elemento di preoccupazione in ospedale, dove comunque c’è un controllo, ancora più grave è l’aspetto sul territorio, vien fatto di osservare, dove i pazienti anziani, soggetti a poliprescrizione, sono praticamente la regola.
Tra l’altro, i pazienti che devono assumere più farmaci nell’arco della giornata, hanno la tendenza a non portare con sé tutta la confezione, ma ricorrono a portapillole e altri mezzi per ridurre l’ingombro. Di fatto la riconoscibilità della singola compressa diviene un elemento di sicurezza. Secondo i farmacisti intervistati, gli elementi più importanti ai fini del riconoscimento sono il colore e la forma. Quanto al primo, si ritiene che sarebbe più utile ricorrere a colori squillanti, più che a quelli pastello. Tra l’altro, osserva l’autore del report, sistemi di colorazione sofisticati, per esempio tinte perlate o iridescenti, potrebbero essere anche una contromisura efficace per prevenire le contraffazioni. Si tratterebbe di aggiungere semplicemente un pigmento apposito alla mescola normalmente impiegata per il rivestimento del farmaco, cosa che non sembrerebbe incidere eccessivamente sul costo, secondo le aziende specializzate in queste produzioni. Ovviamente, un aspetto altrettanto importante sarebbe la presenza dell’indicazione di nome e dosaggio, ma con stampa ad alta risoluzione e a forte contrasto. Contraddistinguere il farmaco anche dopo la sua uscita dalla confezione, insomma, sembra una necessità sempre più stringente, a vantaggio del paziente ma anche dell’azienda. E, malgrado la premessa fatta, non è detto che non possa essere un argomento di marketing...
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