Non è una novità che l’informatore scientifico, oltre alla preparazione, debba avere qualcosa in più e, in questo caso, si tratta dell’aspetto fisico, come dire: “Anche l’occhio vuole la sua parte”. Fin qui, nulla di nuovo, ma in America sembra che la situazione stia prendendo una strana piega. Infatti, un articolo pubblicato sul New York Times, mette in luce quali siano le preferenze delle case farmaceutiche statunitensi per quel che riguarda l’assunzione dei propri informatori, i quali, sempre più spesso, vengono reclutati tra le ragazze pon pon dei vari college. A quanto pare, infatti, sono proprio loro a possedere i requisiti giusti per il lavoro, come spiega un istruttore di cheereleader: “le ragazze, con le loro movenze esagerate, i sorrisi esagerati e l’entusiasmo esagerato sono in grado di ottenere quello che vogliono dalle persone”. Ancora non sono disponibili numeri ufficiali su quante ragazze pon pon intraprendano la carriera di agente per le case farmaceutiche, tuttavia è significativo il dato riportato dal NYT secondo il quale dalla sola Università del Kentucky, provengono circa una trentina di informatori reclutati tra le fila delle cheerleader.
Informatori in gonnella
Secondo i critici questa tendenza rappresenta solo una variante “sessuale” delle varie attenzioni, regali, cene, vacanze, che da sempre le aziende riservano ai medici nella speranza di indurli a prescrivere i loro prodotti. E, in un periodo in cui una serie di scandali ha portato all’introduzione di alcune norme restrittive, che hanno notevolmente limitato tali “attenzioni”, la strategia commerciale si basa tutta sul rapporto personale tra informatore e medico. Quindi, chi meglio delle cheerleader può influenzare le prescrizioni, considerato il fatto che la maggior parte dei medici è un uomo? D'altronde anche uno dei più accaniti oppositori a tale pratica, il dottor Thomas Carli dell’Università del Michigan, dà ragione a un vecchio adagio che dice che nessun medico riceverebbe mai volentieri un informatore “brutto”. Carli è, tuttavia, convinto del fatto che “Questo ricorso alla seduzione per piazzare i farmaci avrà vita corta, in quanto le case farmaceutiche si renderanno presto conto che i giorni di questo tipo di mercato sono davvero limitati”. Infatti, tale tendenza sta generando nell’ambiente medico un susseguirsi di barzellette e aneddoti, anche piccanti, che di certo non giovano alla credibilità del sistema e della deontologia professionale. Per ora, comunque le industrie farmaceutiche minimizzano il problema “Ovviamente le persone scelte per la carriera di informatore – dice Lamberto Andreotti, presidente della Bristol-Myers-Squibb – devono essere estroverse, piacevoli e abili a conversare, ma questo non ha nulla a che vedere con l’aspetto fisico, è una questione di personalità”. Sarà…ma si spera almeno che, accanto alla “personalità”, ci sia anche una competenza scientifica.
Fonte
New York Times
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