In Italia i medici di medicina generale guidano la classifica dei professionisti informatizzati. Secondo quanto dichiarato al Congresso nazionale della SIMG (Società Italiana di Medicina Generale) l’80% dei medici di famiglia possiede un personal computer e se ne serve per la professione. Il dato mostra che si sta riducendo molto rapidamente, se già non si è colmato, il divario rispetto al mondo anglosassone. E si sa che, colmato il distacco sulla tecnologia di base, tenersi alla pari sulle successive tappe diviene più facile. Per questo va guardato con interesse il risultato di un’indagine della Forrester che ha rilevato, tra l’altro, la diffusione dei computer palmari tra i medici statunitensi. Secondo i dati raccolti dalla Forrester, più del 50% possiede un palmare o PDA, contro il 14% della popolazione generale. Anche in Italia è probabile che la diffusione stia crescendo rapidamente, visto che questi apparecchi consentono, anche con modelli nemmeno eccessivamente sofisticati, di raggruppare le funzioni del telefono cellulare e del navigatore satellitare. E’ proprio l’affinità con il telefono mobile che probabilmente guiderà l’espansione di questo supporto anche in Italia. Quanto all’impiego prevalente a fini professionali, l’indagine riporta che il 65% dei medici lo usa per annotare e verificare le prescrizioni farmacologiche.

Il palmare, quindi, può essere un’ottima occasione per essere in costante contatto con il medico veicolando il proprio messaggio. Tuttavia, per rendere questa comunicazione efficace è necessario proporre servizi realmente utili, nei quali siano salvaguardate l’etica ma anche l’efficacia del messaggio. Le esperienze d’Oltreoceano in quasta direzione sono molteplici. La linea prevalente è quella dell’informatizzazione di protocolli e linee guida, in modo che inserendo i dati clinici del paziente sia possibile individuare le opzioni terapeutiche. Uno degli esempi classici è quello della stadiazione dei tumori, ma sono possibili applicazioni anche più diffuse. Per esempio, lo score di Fine per la polmonite acquisita in comunità è uno strumento fondamentale e facilmente traducibile in software. Giunti alla fase della terapia, elencando le molecole indicate per il trattamento sarà facile far apparire un messaggio nel quale si ricorda che anche il proprio antibiotico rientra tra le possibili opzioni. Lo stesso vale per la patologia cardiovascolare: anche una versione digitale delle linee guida supportate dall’Istituto Superiore di Sanità (le Carte del rischio) si presta a una personalizzione di questo tipo. Azioni di questo genere mantengono intatta la validità scientifica e la correttezza dello strumento di partenza e contemporaneamente rendono contestuale il messaggio sul farmaco. Ovviamente l’estensione dell’azione di supporto può variare moltissimo: si possono collegare riferimenti bibliografici, elenchi delle possibili interazioni, informazioni sulla gestione di eventuali effetti collaterali e o interazioni farmacologiche eccetera.

A rigore, non è nemmeno necessario ricorrere a software particolarmente complessi. Come ben sa chi opera presso le specialista ospedaliero, spesso risulta utilissimo un prontuario ben realizzato di tutti (e soli) i farmaci di interesse per la specialità. Anche strumenti che consentano di ricavare l’equivalenza tra gocce e compresse di un medesimo medicinale, soprattutto in specialità come neurologia e psichiatria, già apprezzati in versione cartacea, lo sono anche di più in versione elettronica. Se poi non si è troppo sicuri del successo del palmare tra i medici italiani, si tenga presente che nulla vieta di partire con software basato sul sistema operativo dei PC da tavolo e laptop: per il porting su altre piattaforme c’è sempre tempo.

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