Dottor Chiesi che cosa ne pensa di internet? Lo considera un utile strumento di comunicazione al medico?
Internet è sicuramente uno strumento potente ma per essere davvero utile deve essere usato bene. Mi spiego: l’informazione ha valore per me solo quando è costantemente aggiornata. Oggi il web è molto di moda, ma io non ne farei solo una questione di immagine: non ha senso moltiplicare i siti se poi il contenuto scarseggia. Le prerogative stesse della rete, cioè la possibilità di accedere da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento a pagine create in ogni angolo del pianeta, devono condizionare il modo in cui la si utilizza. Un sito che offre informazioni aggiornate è un sito di qualità e allora diventa uno strumento utile, di cui anche il medico può servirsi. Fatto questo preambolo, internet offre molte possibilità tra le quali, a mio parere, vale la pena di sfruttare l’interattività, per esempio avvisando via email l’utente ogni qualvolta il sito viene aggiornato.
Restando in ambito farmaceutico molte aziende si affidano all’e-detailing per promuovere singoli prodotti. Condivide questa strategia di marketing?
Ogni azienda ha esigenze e necessità diverse. Secondo me il colloquio del medico con l’informatore scientifico rimane indispensabile per una corretta presentazione del farmaco. Non escludo però che il ricorso all’e-detailing diventi più frequente, ora che le continue restrizioni, finanziarie e legali, all’informazione medica costringeranno alcune aziende a ridurre il numero dei loro informatori.
L’immagine che la gente comune ha del mondo farmaceutico è decisamente negativa, eppure l’industria farmaceutica produce e vende il bene più prezioso che è la salute. Ha un progetto per migliorare l’immagine percepita delle aziende farmaceutiche?
Le aziende farmaceutiche nel nostro Paese subiscono bombardamenti da ogni parte e sempre a senso unico. Si vorrebbe intanto che i farmaci fossero efficaci, privi di effetti collaterali e a costo quasi zero. Pretese assurde, sostenute da una scarsa cultura in materia da parte dell’opinione pubblica. Anche per questo Chiesi ha deciso di dare vita a una sua Fondazione, per avvicinare il mondo scientifico a quello sociale.
Come pensa di coniugare il sostegno a progetti sociali, da un lato, e quello alla ricerca scientifica dall’altro?
Il fattore chiave sarà la comunicazione perché scienza e impegno sociale sono già parte integrante dell’impegno Chiesi. Nei suoi 70 anni di vita l’azienda ha sempre creduto e investito nella ricerca e nel rispetto dell’ambiente, per dimostrare che il progresso tecnico-scientifico può migliorare la qualità di vita di tutti. L’esempio più recente sono i brevetti Modulite, per la formulazione di aerosol privi di CFC (clorofluorocarburi), che Chiesi sta esportando in tutto il mondo.
Chiesi è una delle poche aziende farmaceutiche italiane che ha saputo attraversare quasi indenne la crisi che ha investito il settore. Qual è e quale sarà il segreto per restare nel mercato: ritagliarsi un ruolo di nicchia oppure mirare all’internazionalizzazione?
Chiesi ha saputo resistere perché ha sfruttato al meglio le sue potenzialità. Non abbiamo le dimensioni di una multinazionale ma abbiamo coerentemente investito in uno sviluppo accurato e programmato nell’area pneumologica, dove la nostra competenza storica è maggiore. Così anche a piccoli passi i nostro sforzi non sono andati dispersi, essendo ben focalizzati hanno prodotto risultati sempre in crescita. Crescita più marcata all’estero, dove abbiamo iniziato a espanderci negli anni ’70 per diversificare il nostro mercato, attraverso acquisizioni e partnership. Le aziende italiane hanno tutte le carte in regola per espandere la loro politica commerciale all’estero, senza dover rinunciare alla propria autonomia.
Azienda in fuga all’estero come i ricercatori, sarà questo il panorama farmaceutico italiano?
Spero di no e sono anche ottimista al riguardo. Chiesi non è sola, ci sono almeno un’altra decina di azienda italiane che si sono difese in questi anni e ora stanno crescendo molto in tecnologia e sviluppo. Le competenze ci sono e, forse, dopo tanto tempo, lo stato si è accorto che il settore farmaceutico può essere strategico per l’economia della nazione. Regno Unito, Spagna e Francia hanno già dato chiari segnali di sostegno alle rispettive aziende farmaceutiche nazionali, è ora che anche l’Italia inizi a difendere il suo patrimonio industriale.
Alberto Chiesi aspetta un segnale politico?
Credo che il segnale arriverà ma non sto fermo ad aspettare. Alberto Chiesi continua a ”seminare” con
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