Agli occhi di un comune osservatore, il ruolo del farmacista si limita a quello di semplice esecutore delle prescrizioni del medico. Quello che la maggior parte delle persone, compresi gli informatori sanitari, ignora, è la grande influenza che il farmacista può avere nei riguardi del medico. 

Come avviene l’influenza del farmacista
I farmacisti esercitano la loro professione, secondo la National Community Pharmacists Association (Ncpa), discutendo terapie e prescrizioni con i medici una media di 7,1 volte al giorno (2002). Questo scambio di informazioni, influenza la scelta del medico nel 72% dei casi. Va anche considerata la tendenza del mercato: nonostante l’85% dei pazienti disponga di assicurazioni sanitarie che coprono le spese farmaceutiche, esiste ancora, chi preferendo, pagare in contanti le proprie medicine, confida nel farmacista per ricevere consigli sui farmaci che possano consentirgli di risparmiare. In alcuni casi i pazienti si rivolgono a più medici per lo stesso disturbo. In questi frangenti il farmacista può rendersi conto che un paziente si sta sottoponendo ad una terapia eccessiva per la sua condizione ed è possibile che il farmacista intervenga per modulare meglio la terapia, consentendo al paziente di risparmiare denaro. Anche in questo caso il consiglio è ben accetto e accolto nel 90% dei casi. 

A volte sono gli stessi pazienti che sollecitano il farmacista. Se, per esempio, ad una persona è stato prescritta una medicina in una forma farmaceutica o contenente un eccipiente dal sapore sgradito, oppure realizzato con un allergene noto, il farmacista interviene modificando la prescrizione. L’influenza del farmacista può giungere al medico anche per mezzo del paziente stesso. Se una persona, per esempio, ha sperimentato un vantaggio, come minori effetti collaterali, in una specialità suggerita dal proprio farmacista, sarà lui stesso che ne chiederà la prescrizione al medico al successivo appuntamento. E’ opportuno, comunque che il medico non pensi che le proprie prescrizioni vengano costantemente ignorate. Il percorso che porta il farmaco al paziente deve far parte di un processo sinergico. 

L’influenza è destinata ad aumentare
Negli Stati Uniti il 75% dei governi locali autorizza una qualche forma di collaborazione attiva tra il medico ed il farmacista nella prescrizione delle terapie. L’American College of Clinical Pharmacy ha definito il rapporto presente in questi stati come una  “collaborazione tra medici e farmacisti che concorrono, sotto il vincolo di un preciso protocollo, alla definizione e alla modifica del regime terapeutico imposto al paziente”. Questo tipo di rapporto probabilmente si rafforzerà nel tempo ma non si arriverà mai alla situazione in cui sarebbe il farmacista a valutare il paziente. In quest’ambito, gli informatori sanitari posso avere un ruolo. Un farmacista, probabilmente, è meno interessato all’aspetto tecnico di un farmaco e più attratto dalla sua capacità di far colpo sul mercato. Caratteristiche come il costo, l’efficacia e il dosaggio, potranno essere comunicati al farmacista in brochure sintetiche, di facile comprensione ma complete.  Al contrario dei medici, la gran parte dei farmacisti vede di buon occhio le visite degli informatori sanitari. Opportunità di marketing come pranzi di lavoro, e appuntamenti concordati durante i quali esporre le caratteristiche di un farmaco non vanno trascurate. E’ opinione di molti operatori del settore che il miglior effetto sul mercato, si ottiene mantenendo costantemente aggiornati i farmacisti. La loro opera di consiglieri sarà efficace sul pubblico solo se disporranno delle informazioni appropriate.