Il farmacista ospedaliero valuta positivamente l’utilizzo dei medicinali generici, vedendoli come un’opportunità per ridurre i costi di acquisto dei farmaci e, quindi, per “liberare” e rendere disponibili risorse utili per far fronte a quelle patologie che richiedono farmaci innovativi ad alto costo. Ha, quindi, seguito con interesse la cosiddetta “manovra sui generici”, attuata dal Ministero della Salute nel 2001, che ha posto le basi per il loro sviluppo anche in Italia. In particolare ha avuto, ed ha tuttora, una parte attiva nel dare le corrette informazioni ai medici ospedalieri e ai medici di medicina generale circa la bioequivalenza, la sovrapponibilità o le modalità prescrittive.
Ma qual è l’utilizzo effettivo dei generici in ambito ospedaliero?
In ogni ospedale esiste un Prontuario Terapeutico Ospedaliero (PTO), che include i farmaci necessari per la cura dei pazienti afferenti alla struttura. I farmaci del PTO sono impostati per principio attivo, e negli ospedali viene normalmente applicata la sostituibilità di medicinali bioequivalenti; da questo punto di vista, quindi, la gestione dei medicinali generici non presenta alcuna differenza rispetto alla gestione dei branded. E’ importante ricordare che negli ospedali i medicinali vengono acquistati in seguito all’espletamento di gare, per le quali vengono redatti dei capitolati tecnici che indicano i principi attivi richiesti, la forma farmaceutica, il dosaggio; viene acquistato il medicinale offerto al prezzo più vantaggioso.
In teoria, pertanto, i medicinali generici hanno buone possibilità di essere aggiudicati per la fornitura ospedaliera; nella realtà, tuttavia, si osserva spesso un fenomeno per cui le ditte farmaceutiche offrono agli ospedali specialità medicinali branded con sconti superiori allo sconto minimo previsto, tanto da essere addirittura più vantaggiose dei corrispondenti medicinali generici; evidentemente queste scelte rientrano in politiche aziendali che vedono utile la presenza del proprio marchio in Ospedale, in vista della prescrizione territoriale al momento delle dimissioni. Per questo aspetto i farmacisti ospedalieri si impegnano, normalmente, nel sollecitare i medici specialisti ad indicare, quale consiglio terapeutico al momento delle dimissioni, il principio attivo e, quando possibile, la classe terapeutica, per non condizionare la prescrizione del medico di medicina generale.
La possibilità che la farmacia ospedaliera dispensi al paziente in dimissione i medicinali per proseguire le terapie al domicilio è prevista da una legge del 2001 (L. 405/01) ed è attuata in molte realtà, con grandi variazioni a livello regionale. Nelle realtà in cui viene applicata questa procedura, vengono consegnati al paziente i medicinali necessari per completare e/o proseguire la terapia al domicilio, generici compresi, se sono presenti in Ospedale.
Un altro elemento importante da considerare è la tollerabilità: i medicinali generici devono essere considerati sicuri quanto le corrispondenti specialità medicinali.
Infine è opportuno evidenziare un aspetto che può interferire sullo sviluppo del mercato dei generici. Spesso all’avvicinarsi della scadenza del brevetto, la ditta farmaceutica detentrice del marchio originale chiede la registrazione di una nuova specialità medicinale, costituita da un principio attivo diverso, ma analogo per attività terapeutica (a volte si tratta solo di piccole differenze nella struttura chimica della molecola): la commercializzazione della nuova specialità medicinale ha lo scopo di acquisire quote di mercato prima della fine della protezione brevettuale e dell’arrivo del generico. Ovviamente, in questi casi, vengono enfatizzati da parte della ditta produttrice i vantaggi del nuovo medicinale, spesso in realtà assenti o irrilevanti sul piano clinico. In queste situazioni si rivela importante una informazione non di parte, ma indipendente, che il farmacista ospedaliero può dare e che si esplicita anche nella valutazione del rapporto efficacia/rischio/costo dei nuovi farmaci ai fini della introduzione nel PTO, soprattutto per quanto riguarda l’innovatività, cioè l’apporto di vantaggi per il paziente, in termini di maggiore efficacia o maggiore sicurezza rispetto alla terapia già disponibile.
I generici nello scenario ospedaliero in cifre
- Consumi per Unità minima frazionabile nel periodo gennaio-ottobre 2004 = 41.106.412, pari al 4% del totale dei medicinali del mercato ospedaliero
- Consumi espressi come spesa in € nel periodo gennaio-ottobre 2004 = 38.809.936, pari al 1,3% del totale spesa medicinali mercato ospedaliero
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