Da 4 anni, suo ingresso nel mercato dei farmaci generici, grazie alle sue visioni e al suo dinamismo, Giorgio Foresti è diventato un personaggio chiave del settore, sia come AD di ratiopharm Italia sia successivamente come Presidente di Assogenerici. Oggi, a seguito dell'acquisizione di ratiopharm da parte di Teva, Giorgio Foresti guida come General Manager italiano la nuova realtà Teva-ratiopharm, leader indiscusso del mercato italiano e mondiale.
Teva, già leader del mercato dei generici nel mondo, completa e rafforza il suo posizionamento grazie all'acquisizione di ratiopharm: quali sono gli obiettivi di questa nuova realtà aziendale?
L'acquisizione rientra perfettamente nella strategia di Teva a lungo termine, che vede nell'Europa un pilastro importante, capofila della crescita: grazie a questa operazione, l'azienda ha conquistato la leadership del settore anche in Italia e a livello europeo, oltre che in Canada. L'accordo con ratiopharm permetterà inoltre di sviluppare sinergie efficaci e capitalizzare le rispettive esperienze, rafforzando la posizione aziendale in numerosi mercati chiave e ampliando il portfolio prodotti.
Partendo da questi presupposti, gli obiettivi che la nuova realtà aziendale si pone sono sicuramente molto ambiziosi. Se, nel 2009, il fatturato complessivo delle due società ammontava a 16,2 miliardi di dollari, per il 2015 si prevede di raddoppiarlo, raggiungendo i 31 miliardi, 9 dei quali solo in Europa.
Quale ruolo un'azienda con il profilo di leadership di Teva-ratiopharm può e deve esercitare?
Nel nostro Paese persistono spesso dubbi, timori e disinformazione sui farmaci non "griffati" perché, sostanzialmente, manca ancora una vera cultura del farmaco equivalente. Per allinearci al resto d'Europa, dobbiamo sviluppare questa cultura, educando e informando i consumatori, i medici e i farmacisti. Un'ìmpresa non facile ma un'azienda del calibro di Teva non può esimersi dall'impegnarsi su questo fronte ed è chiamata a contribuire alla diffusione di una corretta informazione sui medicinali generici, nell'obiettivo comune di garantire ai cittadini l'accesso alle cure essenziali, pur nel rispetto dei tetti stabiliti per la spesa farmaceutica.
Un altro fronte sul quale ritengo non debba venir meno il nostro impegno è quello della ricerca. Sia ratiopharm che Teva hanno sempre investito in R&D buona parte del fatturato, attraverso un processo di sviluppo completamente interno, che non riguarda soltanto i generici: la prima, ad esempio, ha maturato un prezioso know how nel campo dei farmaci biosimilari, la seconda si è focalizzata sullo studio di molecole innovative per il trattamento di patologie quali la sclerosi multipla o il parkinson. Ora l'integrazione tra queste due aziende, il conseguente scambio di culture ed expertise renderanno possibile la nascita di nuovi progetti.
Come ritenete sarà percepita dal prescrittore e dal farmacista l'acquisizione?
Siamo convinti che i nostri interlocutori accoglieranno favorevolmente l'accordo recentemente siglato tra le due aziende. L'acquisizione punta a una vera e propria integrazione tra le due realtà, rispettando e valorizzando quelli che sono i punti di forza di entrambe. Le nostre linee produttive e i rispettivi listini, oltretutto, si arricchiscono e si completano a vicenda. Se prima Teva e ratiopharm erano percepite dagli operatori sanitari come partner affidabili, ciascuno con una consolidata tradizione di crescita e un costante impegno alla ricerca dell'eccellenza, la loro integrazione non potrà che migliorare ulteriormente la qualità e la varietà dei servizi e dei prodotti offerti, alla luce delle nuove sinergie che si creeranno.
Quali sono i punti di forza e di debolezza del mercato italiano con cui si dovrà confrontare la nuova Teva-ratiopharm? Ci sono differenze tra il mercato italiano, quello europeo e gli altri mercati presidiati da Teva-ratiopharm?
Un punto di forza è dato dal fatto che il mercato italiano del farmaco generico è ancora giovane e in costante crescita, pur non trattandosi di una crescita a ritmi particolarmente sostenuti. Per quanto riguarda Teva, nello specifico, giocano a nostro favore la ricchezza del portfolio di cui disponiamo, la vocazione verso l'innovazione e l'impegno in ricerca, oltre alla leadership di settore che ora deteniamo, a seguito dell'acquisizione di ratiopharm (circa il 29% delle quote a volumi, nel mercato del generico).
Tra i punti deboli - come accennavo prima - inserirei sicuramente l'assenza di una cultura radicata del medicinale equivalente e il fatto che ci troviamo ancora in presenza di un mercato piccolo, se confrontato con il mercato farmaceutico totale. In Italia le aziende genericiste non hanno ancora accesso a grandi volumi, che restano prerogativa delle aziende originator, pronte ad allineare il prezzo dei loro prodotti, una volta sopraggiunta la scadenza brevettuale: tutto ciò non succede, di norma, negli altri Paesi, europei e non. Il sistema normativo italiano, di fatto, non favorisce la concorrenza e il libero mercato e se, da un lato, servirebbero norme più liberali, dall'altro occorrerebbero anche disposizioni in grado di incentivare il ricorso ai generici.
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