Se batte le ali una farfalla a Pechino, crolla la borsa a Wall Street. Vecchia storiella sulla teoria del caos, che molti rovesciavano chiedendo se, dopo un crollo della borsa a Wall Street, la farfalla pechinese batteva le ali. Sta di fatto che però tutto è connesso, e se si parla di mancato lancio di farmaci, di azioni legali e altri inconvenienti analoghi, prima o poi si parla anche di posti di lavoro e anche in Italia.
Come nel caso di Pfizer Italia, che ha comunicato, a metà dicembre, l'intenzione di vendere due linee di informatori scientifici, per un totale di 440, alla Marvecs Pharma, attraverso la forma della cessione di ramo d'azienda. I sindacati, sia quelli confederali sia Ugl e Cobas, sin dall'inizio hanno contestato all'azienda la modalità di cessione, in quanto la forza lavoro in questione non potrebbe configurarsi come ramo d'azienda. Del resto, il Ceo di Pfizer , Jeffrey Kindler, ha annunciato il 22 gennaio le misure di riduzione dei costi da prendere nell'immediato futuro. Fra queste, il taglio di 10mila posti di lavoro, a livello mondiale, circa il 10% della forza lavoro totale della Pfizer, entro il 2008.
 
Questa però non è l'unica vicenda del genere presentatasi a cavallo dell'anno. Anche la Merck aveva preannunciato tagli con il licenziamento di 215 addetti, per la maggior parte informatori scientifici. In questo caso però non si è parlato di cessione di ramo d'azienda e si è raggiunto un accordo con i sindacati. Il numero dei lavoratori in esubero è infatti sceso a 180 e, soprattutto, si è arrivati a soluzioni consensuali, quali incentivazioni volontarie e pensionamento per quegli addetti che hanno raggiunto i requisiti.
""L'accordo siglato con i vertici aziendali - ha commentato Rita Battaglia, segretaria nazionale del sindacato Filcem-Cgil - è stata una buona occasione per dimostrare che, anche in vista di una riorganizzazione aziendale come quella decisa da Merck, se ci sono relazioni sindacali corrette nel rispetto delle parti, si può arrivare ad accordi che tutelino i lavoratori"". Nel caso della Pfizer, ha detto poi Battaglia ""sembra infatti - molto difficile arrivare a una concertazione e a un accordo, perchè l'azienda in modo unilaterale vuole mettere in discussione posti di lavoro senza dare garanzie ai lavoratori, il cui futuro in Marvecs è assolutamente incerto"".
Dal canto suo Pfizer Italia ha negato questa interpretazione: ""Attraverso questa operazione l'azienda garantisce l'occupazione a tutti i dipendenti coinvolti nella cessione. Gli informatori medico scientifici che passeranno a Marvecs, manterranno lo stesso trattamento che oggi hanno in Pfizer, in particolare la stessa tipologia di contratti, la stessa retribuzione, la stessa categoria e gli stessi benefit"". Pfizer ha ricordato inoltre di aver comunicato la decisione ai suoi dipendenti lo scorso 15 dicembre, e precisa che ""l'acquirente è la società farmaceutica Marvecs, azienda che è stata selezionata tra altre società interessate sulla base dei seguenti criteri: solidità di business, dati finanziari e d'impiego, competenze richieste e velocità di implementazione. Questa misura si inserisce in un processo di revisione intrapreso negli ultimi mesi da Pfizer Italia, per meglio gestire le costanti e significative sfide con le quali è chiamato a confrontarsi il comparto farmaceutico nel nostro paese, quali - conclude la nota - solo per citare le principali, le azioni di contenimento della spesa farmaceutica e la perdita dei brevetti con la conseguente pressione dei generici"".
In effetti, è da tempo che tutte le industrie del settore operanti in Italia lamentano pesanti conseguenza della politica nazionale del farmaco sulla redditività e, di conseguenza, sull'occupazione.

Il nodo, però, sembra la formula della cessione di ramo d'azienda. Un nodo sul quale vertono anche le interrogazioni parlamentari presentate sulla vicenda, tre, da parte di esponenti della Maggioranza. Nelle due interrogazioni presentate da Aleandro Longhi dell'Ulivo, infatti, si mettono in discussione ""le modalità con cui tale vendita si sta attuando"". Si fa riferimento, cioè, all'applicazione e all'interpretazione dell'articolo 212 del Codice civile sulla cessione di ramo di azienda che ""negli ultimi anni - secondo Longhi - possono essere definite 'padronali'. Tali interpretazioni lascerebbero alla discrezionalità del cedente e del cessionario l'identificazione di che cosa sia un 'ramo d'azienda' e di conseguenza ciò consentirebbe la cessione del contratto dei lavoratori identificati all'interno del 'ramo di azienda""'. Il tutto ""senza nessuna richiesta di consenso agli stessi lavoratori"". E si chiede un intervento del Governo, sia nel merito della vertenza sia, soprattutto a chiarimento dell'articolo 2112. Come si vede, si parte dagli Isf della prima farmaceutica al mondo ma i temi sono ben più generali.

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