Roma, 9 dicembre

''A chi sostiene che le farmacie dovrebbero contribuire al ripiano dello sforamento del tetto di spesa farmaceutica perche' ne traggono guadagno, Federfarma replica che i farmacisti gia' pagano un contributo pesante al contenimento della spesa''. Questa la risposta data dall'associazione dei farmacisti titolari a Farmindustria che, in una nota, aveva sostenuto che farmacisti e grossisti ''stanno incassando'' dallo sfondamento del tetto della spesa farmaceutica ed e' giusto pertanto che ''chi incassa paghi''. Ma Federfarma non ci sta e sottolinea, in una nota, come ''nel solo 2004'' le farmacie stiano versando al Ssn ''un contributo pari a oltre 720 milioni di euro''.
''Di fronte a questa cifra enorme - sottolinea Federfarma - il contributo richiesto all'industria appare irrisorio: 200 milioni di euro per il 2004. Nonostante questa evidente sproporzione, l'industria farmaceutica cerca di scaricare sulle farmacie una parte dell'onere che le viene richiesto''. Ma secondo i farmacisti ''oltre che scaricare l'onere economico'' all'industria interessa ''scaricare le responsabilità''. ''Il Ministero della salute e l'Agenzia del Farmaco - sottolinea - hanno individuato nella pressione commerciale delle aziende farmaceutiche il fattore scatenante dell'eccezionale aumento di spesa registrato nei primi mesi del 2004, senza che vi sia stato un peggioramento delle condizioni di salute della popolazione. La pressione dell'industria - sostiene Federfarma - ha determinato un aumento delle prescrizioni e uno spostamento dei consumi verso medicinali piu' costosi''.

''Per contrastare questa tendenza - aggiunge l'associazione dei farmacisti - si e' deciso di introdurre un contributo a carico delle industrie farmaceutiche, secondo il principio che chi rompe paga. Sostituire il principio 'chi rompe paga' con il principio 'chi incassa paghi' vuol dire annacquare le responsabilita', annullare di fatto l'effetto deterrente della sanzione e dare il via libera a un aumento sconsiderato della spesa farmaceutica, con conseguenze negative per i conti pubblici e per i cittadini italiani, che gia' oggi - conclude Federfarma - pagano i medicinali molto piu' degli altri cittadini europei''.

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